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Riforma della legge sulla sicurezza negli sport invernali. Il CAI sentito alla Camera dei Deputati

“Si è appena insediata la Commissione parlamentare incaricata di modificare e integrare la legge 363 del 2003 sugli sport alpini, io verrò sentito ufficialmente il 19 gennaio”, ci anticipava pochi giorni fa il Presidente Generale del Club Alpino Italiano Vincenzo Torti, pronto a sottoporre all’attenzione della Commissione Cultura della Camera dei Deputati osservazioni e proposte di modifica allo schema di decreto legislativo (attuativo della legge delega 86/2019 di riforma dello sport) “Misure in materia di sicurezza nelle discipline sportive invernali”.

Osservazioni e proposte di modifica già allegate in precedenza in una lettera indirizzata al Ministro per lo Sport, Vincenzo Spadafora, e al Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Stefano Bonaccini, nonché alle competenti Commissioni di Senato e Camera. Suggerimenti che il CAI ha voluto fornire ai politici per cercare di trovare una mediazione tra l’esigenza di sicurezza in ambiente montano e le forti limitazioni alla libertà individuale imposte dal decreto.

Rivedere la definizione di “aree sciabili attrezzate”

Come riporta la rivista dei Cai Lo Scarpone, il Presidente Torti si è soffermato su una serie di punti, partendo dalla definizione di “aree sciabili attrezzate” contenuta nell’art. 2 dello Schema, “che si è proposto di sostituire con quella dell’Allegato 2 della Direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 agosto 2019. In quest’ultima vi si associa il concetto di “territorio aperto”, inteso come territorio montano che non fa parte né dei comprensori sciistici né dei centri abitati. In questa porzione di Terre alte vengono praticate molte altre discipline come l’escursionismo con le racchette da neve, lo scialpinismo, lo sci di fondo escursionismo e lo sci fuori pista, attività delle quali lo Schema si occupa, senza però fornirne un’adeguata definizione”.

Tema Valanghe

Il secondo punto affrontato dal Presidente Torti ha riguardato l’art 6, “osservando che, tra i requisiti tecnici che le piste da sci dovrebbero soddisfare, tiene conto solo delle condizioni idrogeologiche, trascurando il tema delle valanghe, che, di contro, assume particolare valenza in materia di adeguata prevenzione”.

A  seguire è stato analizzato nel dettaglio anche l’art. 23, “nel quale si accomunano nel divieto di transito sulle piste in funzione sia i mezzi meccanici per la manutenzione sia quelli per il soccorso, salvo necessità e urgenza. Condizioni, queste ultime, che rappresentano la regola implicita per un intervento di soccorso e che, pertanto, non devono essere considerate come eccezione”.

Osservazione essenziale ha riguardato, con riferimento all’art. 24, l’obbligo di dotarsi di strumenti di autosoccorso (artva, pala e sonda) in ogni qualsivoglia attività in ambiente innevato. “Si tratta di una previsione da correggere, limitando l’obbligo di dotazione solo nei contesti e nelle situazioni in cui sia sussistente un concreto pericolo di valanghe, in assenza del quale tale obbligo non avrebbe ragion d’essere”.

Non confondiamo “pericolo” e “rischio”

A chiudere l’intervento di Torti una annotazione di carattere lessicale. I due concetti di “pericolo” e “rischio” vengono infatti spesso confusi, ritenendoli equivalenti. “Oggettivo il primo, legato alla situazione esterna, soggettivo il secondo, connesso alla volontà del singolo di affrontare situazioni pericolose”.

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2 Commenti

  1. Buonasera. Solita cazzata politica italiana. Consiglio lettura articolo di dicembre di ben 8 anni fa di S Sottocorona , montagna. Tv. Aggiungo, magari il CAI chiederà tesseramento con corso obbligato???

  2. Premesso che, ovviamente, porto sempre artva pala,sonda e casco, non si potrebbe anche istituire l’obbligo dei coltelli (aka rampant, aka crampons) siccome, fino a prova contraria, anche partire su un pendio a 35 gradi di neve dura non è un toccasana. E una picca non sarà forse il caso? E il casco, come mai questa dimenticanza tra gli obblighi? E il piumino se ti fermi, che comunque morire congelati nessuno ha mai detto sia bello? E il divieto d’andar da soli e l’obbligo di portar il satellitare dove non c’è campo? E l’obbligo del guinzaglio ai cani, che – comunque la si pensi- a far scialpinismo rompono sempre i coglioni, per non parlare di quelli che te li ritrovi a far cascate?
    E l’acqua, l’acqua un obblighino almeno un litro? Con il beccuccio coibentato, a norma ce, chiaramente.

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