Arrampicata

“Lo spit è una forma di debolezza”, Alessandro Zeni si racconta

Alteta del Centro Sportivo Esercito, oggi membro della Sezione Militare di Alta Montagna, Alessandro Zeni parla con il cuore prima di farlo da professionista. Classe 1991 la scalata su roccia e la montagna sono la sua vita, è uno dei più forti al mondo nell’arrampicata su placca. Nato e cresciuto ai piedi delle Pale di San Martino, la sua è una famiglia di artisti. Il papà scolpisce il legno, la mamma dipinge e anche lui ha preso la loro strada. Alessandro pennella la sua arte un movimento alla volta su tacchette, scanalature e sporgenze dove pochi eletti riescono a immaginare di salire.

Dopo gli anni dell’infanzia trascorsi correndo nei boschi praticando la curiosa disciplina dell’orienteering Alessandro scopre l’arrampicata. La passione è sempre la stessa: voglia di stare all’aria aperta, in montagna, a contatto con la natura. L’arrampicata è quasi un modo per entrarvi in un contatto più intimo, per misurarsi con le proprie intimità scoprendo e scoprendosi. Il 2020 l’ha visto protagonista di prime dall’ampio respiro, con la realizzazione di “Cryptography” nei primi mesi dell’anno e “Leap of Faith” in chiusura di stagione.

Alessandro, quando hai iniziato ad arrampicare?

“Penso che l’arrampicata abbia fatto sempre parte di me, in qualche modo. Da piccolo mi arrampicavo sugli alberi quando andavo a trovare i miei nonni. Amavo salire verso l’alto. Verso i 15 anni ho scoperto l’arrampicata vera, grazie ad amici. Al tempo non c’erano corsi dove poter imparare, era una scoperta che facevi legandoti a qualcuno che già aveva esperienza. Solo più avanti sarei entrato nell’’US Primiero scoprendo le tecniche per arrampicare in sicurezza.”

È in questo periodo che inizi a gareggiare?

“Si, anche se la mia indole era quella di andare in montagna a scalare su roccia, sull’elemento dove mi sono appassionato all’arrampicata. Alla fine le competizioni mi hanno portato a disputare qualche gara di Coppa del Mondo e questo mi ha permesso di entrare nel Centro Sportivo dell’Esercito. Da qualche anno però ho deciso di lasciare il mondo delle gare per dedicarmi a tempo pieno a un altro tipo di arrampicata. Amo mettermi a confronto con me stesso cercando di aprire nuove vie, così nell’ultimo periodo ho dedicato sempre più tempo alla scalata in montagna. Mi rende felice, per me è il sogno di una vita. Mi reputo molto, molto fortunato a poter fare queste cose.”

Quando lasci le gare entri a far parte della Sezione Militare di Alta Montagna (SMAM)…

“Esattamente. Dopo cinque anni di gare ho lasciato l’agonismo per passare alla Sezione Militare di Alta Montagna. Un piccolo nucleo composto da alpinisti d’élite selezionati all’interno dell’Esercito. Lo scopo del gruppo è sia quello di fornire consulenze e supporto alla sezione degli istruttori di sci e alpinismo oltre a portare avanti attività alpinistiche d’alto livello, sia in Italia che all’estero. Nel corso degli anni sono state organizzare spedizioni in tutto il mondo. Oggi siamo in quattro a farne parte, oltre a me ci sono Filip Babicz, Denis Trento e Marco Majori. Grazie alla SMAM posso dedicarmi a tempo pieno alla cosa che più mi piace, cioè l’arrampicata e la scalata su roccia, cercando di spingere il mio limite verso le grandi pareti non solo italiane ma del mondo.”

Una domanda che ora appare certamente scontata. Preferisci la roccia o la plastica?

“La plastica la vedo sempre più come un modo per allenarmi alla roccia. Un tempo passavo moltissimo tempo sulla roccia, la plastica era unicamente per la giornata di maltempo. Negli ultimi anni è entrata a far parte della mia routine di allenamento quotidiano. Questi allenamenti a secco sono utili per migliorarsi e avvicinar obiettivi che altrimenti apparirebbero sempre più lontani.”

Parliamo di Cryptography, a oggi il tuo progetto più importante. Com’è ripensarci ora?

“Un progetto nato per caso, dopo aver salito due vie storiche della falesia svizzera di Saint Loup. Nel 2017 ho affrontato ‘Bain de Sang’, il terzo 9a al mondo e la prima via di placca ad avere questo grado. Nel 2019 riesco invece su ‘Bimba Luna’, uno dei primi 9a+ al mondo. In modo sorprendente e inaspettato sono riuscito a ripetere queste vie in modo veloce. Due vie famose e difficili, non l’avrei mai potuto immaginare. Così mi sono detto ‘proviamo a fare qualcosa in più’. La scintilla scocca quando scopro che Fred Nicole nel 1988 ha collegato le due parti più facili di queste due vie in un percorso chiamato ‘Anaïs et le cannabis’, gradato 8c. Da qui l’idea di collegare le due parti più difficili: la prima di ‘Bain de Sang’ e la seconda di ‘Bimba Luna’. Un progetto che pensavo mi avrebbe richiesto anni, per cui non credevo di avere le capacità.”

Alla fine ci sei riuscito in un tempo decisamente breve…

“La prima volta in cui ho provato l’ho vista parecchio distante. Con il tempo, e dopo moltissimo allenamento specifico per aumentare la forza nelle dita, ho iniziato a capire come muovermi. In particolare ho percepito l’importanza della tenuta di ogni singola presa. All’inizio tiravo le prese come se facessi i singoli tiri, poi ho compreso quanto tirarle per evitare di tagliarmi i polpastrelli e arrivare alla fine con le dita tagliate e irrimediabilmente cadere.

Nella realtà poi, non è un semplice tirare le prese, ma conoscere fino in fondo le vie, essere pronti sia fisicamente che tecnicamente, trovare le giuste condizioni meteo. Una combinazione di fattori molto importante.”

In autunno una grande conclusione d’anno su “Leap of Faith” in cordata con Matteo Della Bordella…

“Per me è stato un piacere legarmi a un grande alpinista come Matteo. Ricordo inaspettata la sua chiamata quando mi ha proposto di andare con lui per provare la libera. Al di la delle difficoltà tecniche sono rimasto molto affascinato da questa esperienza per l’approccio di Matteo nell’andare in montagna. Non è un muoversi verso l’alto piantando una riga di spit con lo scopo di arrivare in cima. Matteo conserva un’etica molto simile alla mia: cercare una salita proteggendosi nel modo più naturale possibile, usando protezioni veloci, con la consapevolezza che lo spit è una forma di debolezza. Lo usi quando non hai altre possibilità, quando non sei in grado di fare di meglio.”

A chi ti ispiri nel tuo approccio?

“Ho avuto la fortuna di avere grandi maestri come Riccardo Scarian e Manolo che con i loro consigli mi hanno permesso di migliorare in fretta.”

È grazie a loro se hai sviluppato questo tuo forte senso dell’etica?

“Diciamo che confrontarmi su determinati tipi di vie mi ha portato a sviluppare quello che è il mio concetto di etica, di rispetto per la roccia e per l’ambiente. Quando sali itinerari come ‘Solo per vecchi guerrieri’ o ‘Silbergeier’ ti si apre un mondo su cosa significa salire con messi leali rispettando sia te stesso che la roccia. Da lì nasce la vogli di fare qualcosa che sia bello, che incarni il senso dell’avventura. Ti metti in gioco cercando i tuoi limiti fisici e mentali per capire fin dove puoi spingerti.”

Tags

Articoli correlati

2 Commenti

  1. Dice onestamente dello spit : “Lo usi quando non hai altre possibilità, quando non sei in grado di fare di meglio.”
    I più forti però dicono che se non sono in grado rinunciano a salire e lasciano ad altri più bravi di loro.
    Ma qui siamo a livelli altissimi.

    Il problema è che la massa di solito ha scarse capacità e allora in nome della sicurezza buca dappertutto togliendo la gioia di scoprire se stessi..
    Lo scalare ormai è diventato un divertimento e uno spettacolo, ha perso il suo vecchio significato di ricerca di se stessi.

  2. Dice onestamente dello spit : “Lo usi quando non hai altre possibilità, quando non sei in grado di fare di meglio.”
    I più forti però dicono che se non sono in grado rinunciano a salire e lasciano ad altri più bravi di loro.
    Ma qui siamo a livelli altissimi.

    Il problema è che la massa di solito ha scarse capacità e allora in nome della sicurezza buca dappertutto togliendo la gioia di scoprire se stessi..
    Lo scalare ormai è diventato un divertimento e uno spettacolo, ha perso il suo vecchio significato di ricerca di se stessi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close