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Venezia, maxi-summit sul clima

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VENEZIA — Sono giorni cruciali, questi, per il clima e l’ambiente. Dopo il G8 di settimana scorsa a L’Aquila, l’Italia è di nuovo protagonista per il summit in corso a Venezia, dove 200 scienziati provenienti da tutto il mondo stanno facendo il punto sui rischi del cambiamento climatico e sulle misure necessarie per contrastarlo. Loro compito produrre i contenuti del quinto Rapporto di valutazione sui cambiamenti climatici dell’Ipcc (il panel intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite), considerato un po’ come la "bibbia" dell’ambiente, che sarà pubblicato entro il 2014.

"Il rapporto tra elaborazione scientifica e politica è di fondamentale importanza" ha detto il ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo, che ieri ha presentato lo "Scoping Meeting" ossia il summit in corso fino a venerdì, sull’isola di San Giorgio Maggiore, nella Laguna di Venezia.

"Questo lavoro preparatorio sarà forse più importante del quinto rapporto Ipccc stesso – ha detto la Prestigiacomo -. Perché già il prossimo anno i Governi e le Nazioni Unite avranno bisogno di indicazioni scientifiche e di valutazioni aggiornate sia sugli scenari climatici futuri, sia sulla fattibilità delle misure di adattamento che dovranno essere adottate a partire dal 2012. Il processo negoziale per la loro definizione, infatti, partirà da Copenaghen il prossimo dicembre".

Il lavoro degli scienziati si svolgerà tenendo presente la direzione indicata dal G8 della scorsa settimana: contenere l’innalzamento della temperatura entro i 2 gradi e ridurre le emissioni dell’80 per cento entro il 2050. "E’ una sfida globale – ha voluto ricordare la Prestigiacomo ieri – che preveda responsabilità comuni, ma differenziate e che si colloca  nel contesto di un nuovo ordine mondiale dell’economia, aperta, sostenibile e giusta come indicato dalla dichiarazione dell’Aquila".

Significativo il fatto che questo panel sia presieduto dallo scienziato indiano Rajendra Pachauri. "L’India prende seriamente la questione del cambiamento climatico – ha detto ieri alla stampa -. Ma i paesi industrializzati dovranno essere da esempio. In ogni caso, sono ottimista sul ruolo che avrà la conferenza Onu di Copenaghen del prossimo dicembre, dovrà essere elaborato un piano d’azione dettagliato".

Uno dei maggiori temi di discussione del meeting di Venezia sarà il Mediterraneo, che sta soffrendo più di altre regioni del cambiamento climatico e dove spesso si ha la sensazione che il clima abbia tendenze tropicali, con trombe d’aria, sbalzi di temperatura e frequenti nubifragi. "Sono cose da studiare" ha detto la Prestigiacomo. E in questa direzione già stanno andando diversi enti di ricerca italiani, come il Comitato EvK2Cnr che proprio due settimane fa ha annunciato a L’Aquila di voler installare sul Gran Sasso una stazione di rilevamento atmosferico che studi la regione del Mediterraneo.

Simbolica, in questo senso, anche la location scelta per il summit Ipcc: Venezia è stata indicata nell’ultimo Rapporto Ipcc come zona a rischio scomparsa per l’innalzamento del livello del mare e dove sorge il più grande esperimento di lotta al cambiamento del clima: il Mose, il sistema di dighe mobili contro l’acqua alta.

La Prestigiacomo ha annunciato ieri che qui sarà creato un centro di ricerca sui cambiamenti climatici dove lavoreranno a tempo pieno cento esperti di tutto il mondo. "Sarà il più grosso centro al mondo per la lotta ai cambiamenti climatici" ha poi spiegato Carlo Carraro, unico italiano nel panel e vicepresidente del terzo gruppo di lavoro Ipcc.

Il summit di Venezia è stato organizzato in collaborazione con il Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici (CMCC), la Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM) e l’International Center on Climate Governance (un’iniziativa congiunta della FEEM e della Fondazione Giorgio Cini), e finanziato dal Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
 

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