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L'Aquila: la montagna protagonista al G8

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L’AQUILA — Alle spalle dei “Grandi della Terra”, sia nell’atrio di Coppito che nella grande sala conferenze, campeggia un enorme scenografia fatta di montagne, ghiacciai e acqua. E’ uno scenario insolito per un summit politico, ma dal sapore fortemente simbolico. Forse per la prima volta da quando esiste il G8, la montagna in particolare entra con prepotenza nell’immaginario e di certo fra i temi ambientali in discussione fra gli Stati più avanzati del pianeta.

Sarà un G8 diverso dal solito quello dell’Aquila. Una città che ha, con la sua montagna – chiamata emblematicamente il Gran Sasso d’Italia – un legame particolare che Silvio Berlusconi ha intuito fin dalle sue prime visite nella città martoriata dal terremoto, e che gli architetti che hanno allestito la grande sala degli incontri hanno certamente percepito. Una città circondata da montagne scenario di splendidi film, ma anche un luogo dove la natura nei mesi scorsi ha fatto la voce grossa mostrando di quanta devastazione può essere capace.
Lo hanno capito i grandi della Terra. Hanno capito che il rilancio di un pianeta allo stremo, per giunta messo a dura prova dalla crisi economica, non può che passare dallo sviluppo sostenibile, dalla tutela dell’ambiente, dalle tecnologie verdi che possono rimettere in moto i processi macroeconomici.
Non più tardi di qualche mese fa, Jeremy Rifkin scriveva che siamo alle soglie di un grande cambiamento: dall’economia post-industriale passeremo a un’economia basata sull’ambiente. Una svolta epocale, che molti hanno sintetizzato con il nome di “rivoluzione verde”.
Ebbene, le prime avvisaglie si sono già viste. Il mese scorso, negli Stati Uniti, la Camera dei rappresentanti ha approvato a maggioranza la nuova “Climate change bill”, la legge sul clima che pone severi limiti alle emissioni di gas inquinanti. La legge, che deve passare in Senato, è considerata dall’Amministrazione americana come una delle maggiori priorità della agenda del Presidente. Fa il paio con i nuovi investimenti del governo Usa: miliardi di dollari in tecnologie ecologiche che cambieranno, pur a duro prezzo, l’intera industria statunitense, a partire dalle auto.
Ma anche gli italiani si stanno muovendo bene, soprattutto sul versante scientifico. Le nostre eccellenze hanno prodotto, per esempio, la prima rete di monitoraggio globale in alta quota del mondo. Si chiama Share (Stations at high altitude for reaserach on environments). Conta una quindicina di siti di monitoraggio e laboratori sparsi su tutto il pianeta, dall’Africa al Karakorum, dall’Europa all’Himalaya, persino sull’Everest, che analizzano minuto dopo minuto l’atmosfera, le grandi masse d’aria e le traiettorie degli inquinanti. E’ frutto del lavoro intenso del Comitato EvK2Cnr e fornisce dati agli scienziati di tutto il mondo, Nazioni Unite comprese.
Proprio dalle montagne, con i ghiacciai e l’acqua che ne deriva, dunque, occorre ripartire per comprendere e affrontare i problemi globali del pianeta: inquinamento, scioglimento dei ghiacci, estremizzazione dei fenomeni atmosferici, siccità,carenza idrica, problemi di sussistenza e sopravvivenza, financo alla fame che spinge milioni di esseri umani ad emigrare, con tutte le ricadute geopolitiche che questi fenomeni comportano. 

La montagna raffigurata nel poster è il Gran Sasso, visto da Teramo. Una scelta che rappresenta l’Abruzzo, terra messa a dura prova dal terremoto, e che richiama l’attenzione su ambiente e clima, temi principe del trentacinquesimo G8 dell’Aquila.

I grandi parleranno di una “nuova frontiera” dell’economia mondiale, per dirla alla Kennedy, che passa anche per le montagne. Di ambiente come volano della ripresa mondiale. Di una nuova “etica” economica e politica che vede nell’ambiente una possibilità di sviluppo e non solo di mero sfruttamento.

Gli otto – Italia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Francia, Russia, Canada e Giappone – più il presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, e il presidente di turno dell’Unione, lo svedese Fredrik Reinfeldt, discuteranno  dei segnali di fine recessione, delle regolamentazioni finanziarie e di commercio globale. Quindi toccherà ai cambiamenti climatici, agli aiuti ai paesi poveri e allo sviluppo sostenibile.
Poi, in qualità di Major Economies Forum (Mef), gli otto incontreranno i rappresentanti delle Nazioni Unite e la Danimarca – che a dicembre ospiterà il summit dell’Onu sui cambiamenti climatici, dove è previsto un documento che sostituirà il trattato di Kyoto – per discutere il riscaldamento globale. E infine, al termine degli incontri con i rappresentanti delle nazioni africane e le organizzazioni internazionali, toccherà alla sicurezza alimentare e al lancio una nuova iniziativa per sostenere l’agricoltura e la lotta alla fame nel mondo. Del resto le montagne, dentro e fuori le sale del vertice, sono lì a significare che qualcosa, su questo pianeta, sta cambiando…

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