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Sui sentieri di Vaia

Dopo esserci occupati dello stato di salute delle foreste duramente segnate da Vaia e del destino del legno schiantato a terra dal vento in quei terribili giorni dell’ottobre 2018, ora è il momento di fare il punto sul ripristino dei sentieri escursionistici resi impraticabili dalla Tempesta in Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia.

Veneto

Tra le regioni più colpite, il Veneto ha reagito con prontezza all’emergenza sentieri dell’immediato post Vaia creando un link (consultabile sul sito del Cai, caiveneto.it), costantemente aggiornato sui danni e sullo stato di percorribilità dei percorsi. Con 940 sentieri, per una lunghezza complessiva di circa 6.800 chilometri, delle 65 sezioni che compongono il Cai Veneto, le più colpite dalla Tempesta sono state le bellunesi (qui, dopo l’arrivo di Vaia il 29 ottobre 2018, il 60% dei sentieri era inagibile) e parte delle vicentine.

«Il lavoro di ripristino dei volontari e dei soci Cai, di montagna e di pianura, in collaborazione con la società civile, gli enti locali, i comuni e la Protezione Civile, è iniziato con una ricognizione generale e successivamente con la pulizia dei percorsi in prossimità dei paesi e delle principali vie di comunicazione che portano ai rifugi, espandendosi successivamente fino alle aree più isolate. Ciò che più di tutto mi ha emozionato» afferma il presidente del CAI Veneto Renato Frigo «è stata la commovente motivazione dei volontari nel voler riaprire il più presto possibile, ovviamente in sicurezza, i nostri sentieri, la cui fruibilità è un elemento fondamentale nel trainare il turismo nelle località montane».

Ad oggi, circa il 60% dei sentieri veneti danneggiati da Tempesta Vaia è stato recuperato, con una percentuale che sale al 90% nell’area bellunese e al 100% in provincia di Vicenza. Gli interventi più critici restano ancora quelli nell’area dell’altopiano di Asiago, la più colpita dalla calamità naturale. «Dietro ai risultati c’è stato un grande lavoro di raccolta fondi (75.000 euro tra la sottoscrizione di 60.000 euro del Cai nazionale e altre raccolte, come in occasione dell’anniversario per i 10 anni delle Dolomiti Unesco, ndr), e di coinvolgimento dei giovani attraverso i campi sentieri realizzati con i 600 ragazzi al Pelmo e la decina di campi di lavoro organizzati con gli Scout di tutta l’Italia sul Grappa, sull’altopiano di Asiago, sul Nevegal e a San Vito di Cadore» racconta Frigo. Poi è arrivato il Covid-19 e la fase di ripristino si è inceppata, lasciando per il momento spazio soprattutto alla manutenzione ordinaria.

Trentino

In Trentino, invece, Tempesta Vaia ha devastato 20.000 ettari di boschi, con un bilancio di 300 sentieri danneggiati o inaccessibili, che corrispondono a 1.600 chilometri sui 5.600 totali la cui cura e tutela è affidata alla Società Alpinisti Tridentini (circa il 70% dei tracciati trentini).

«Subito dopo il lavoro delle ditte specializzate nella rimozione degli schianti» racconta il presidente Sat Tarcisio Deflorian «siamo intervenuti con 1.100 volontari e, grazie all’aiuto del personale dei parchi, della Magnifica Comunità di Fiemme e della provincia autonoma di Trento (tramite i servizi foreste, occupazione e valorizzazione ambientale, ndr),alla fine del 2019 abbiamo ridotto a 700 chilometri i tratti impraticabili e a 190 i sentieri chiusi. Nel 2020 l’opera di ripristino è proseguita con un coordinamento ancora più strutturato, coordinato e integrato e oggi risultano chiusi “solo” 60 sentieri, di cui 51 parzialmente, per una lunghezza complessiva di 163 chilometri inagibili».

Le aree più colpite, ancora in fase di ripristino, sono quelle del Trentino orientale, come il versante Nord del gruppo del Lagorai, la Val di Fassa, Moena e i suoi dintorni e parte del Cadore. Sul sito Sat (sat.tn.it), nella sezione “mappa sentieri”, si trova la mappa aggiornata dei percorsi accessibili.

«Ciò che è molto importante sottolineare è che le zone interessate dai danni della Tempesta adesso sono idrogeologicamente più fragili rispetto al passato e i sentieri hanno bisogno di una maggiore tutela e attenzione. Ci appelliamo alla sensibilità degli escursionisti perché prestino la massima attenzione al fondo dei percorsi (che si danneggia più facilmente, ndr), soprattutto per chi li affronta a cavallo o in bicicletta. Lancio anche un appello agli enti pubblici e privati affinché contribuiscano maggiormente alla manutenzione dei nostri sentieri. Di risorse ce n’è sempre bisogno ma ora più di prima: gli ultimi 163 chilometri da ripristinare, infatti, sono i più tosti!» chiude Deflorian.

La raccolta fondi

È frutto di un grande lavoro di squadra partito dal basso, infine, la raccolta fondi Puliamo i Sentieri che, tra il 2019 e il 2020, in due campagne ha raccolto ben 28.760 euro destinati alla formazione, all’acquisto di attrezzatura e al rimborso spese dei volontari di Cai, Sat e del progetto #SOSserrai di Dolomiti Unesco di tre regioni (Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia) impegnati nel ripristino dei sentieri danneggiati da Tempesta Vaia. «Sono stati più di 12.500 i donatori che, acquistando i nostri ciondoli solidali creati dal legno degli alberi schiantati da Vaia e stampati con le microfoto delle rocce dolomitiche scattate da Bernardo Cesare e di proprietà dello studio grafico Mase Press Srl, hanno aderito a #cleanupthetrail» spiega Laura Jaurena, presidente di MicroArt, un’associazione nata due anni e mezzo fa da un gruppo di amici per raccontare il territorio delle Dolomiti in modo inedito, rivelando la bellezza che si nasconde nelle rocce tramite l’utilizzo del microscopio a luce polarizzata.

«Nella prima raccolta fondi abbiamo coinvolto 43 rifugi mentre per la seconda sono stati i soci Cai ad aggiungere una donazione al costo della tessera annuale in cambio del nostro ciondolo solidale. A MicroArt siamo tutti amanti della montagna e quando è arrivata la Tempesta» dice Laura «il nostro primo pensiero è stato quello di voler realizzare qualcosa di concreto, a modo nostro. Ci siamo subito resi conto che finché i sentieri non fossero tornati percorribili anche le rocce che noi raccontiamo al microscopio non sarebbero state calpestabili. Così è nata l’idea del ciondolo solidale, un simbolo tangibile da legare allo zaino a testimonianza dell’impegno di ciascun turista ed escursionista nel ripristino della rete sentieristica fortemente danneggiata due anni fa da Vaia».

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Un commento

  1. 1100 volontari, chissa’ quanti percepitori di reddito di cittadinanza si sono astenuti.Se aiutati nella fatica in fasi che non richiedono perizia e tecnologia,gli esperti forestali lavorerebbero piu’ produttivamente.

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