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Ci vuole il legno

Cosa è rimasto a terra e cosa ne è stato del legname di Vaia? Circa la metà ha già trovato una nuova vita, in alcuni casi nelle forme più diverse e creative. Ne parliamo con Francesco Dellagiacoma, presidente di PEFC Italia, l’organismo garante della certificazione della gestione sostenibile del patrimonio forestale e dei suoi prodotti. Dellagiacoma ci racconta il progetto della “Filiera Solidale” nato per aiutare le comunità colpite dalla tempesta incentivando l’utilizzo del legno schiantato.

Il legno di Vaia

A Rovereto, nell’area ex Marangoni Meccanica, sta prendendo forma l’edificio di legno più grande d’Italia, due palazzine di cinquecento metri quadrati a piano destinate a ospitare sessantotto famiglie grazie a un progetto di social housing. Costruite al 100% con il legno degli alberi schiantati da Vaia nei boschi di Primiero e della Val di Fiemme, queste case fanno parte di Filiera Solidale, il sistema e logo ideato da PEFC Italia per sostenere le zone colpite dalla eccezionale tempesta del 2018 con l’utilizzo del legno proveniente dalle piante abbattute di Vaia.

“A due anni da Tempesta Vaia, degli oltre nove milioni di metri cubi di legname caduto (su 42.500 ettari di foreste distrutte), la metà è stato esboscato e il 60% è stato venduto. Già immediatamente dopo la tempesta” – spiega il presidente di PEFC Italia Francesco Dellagiacoma – “quello che ci si aspettava era un calo del prezzo di mercato perché, in pochi giorni, a terra è caduto il legname che mediamente si sarebbe tagliato in sette o otto anni. Allo shock va aggiunta l’inadeguatezza delle strutture nel gestire il più grave danno alle foreste accaduto nel nostro Paese, il maggior costo di lavorazione del materiale (il legname caduto a terra con Vaia non è selezionato, è spesso di dimensioni ridotte, con molte rotture o non adatto alla lavorazione, ndr) e il discorso della pericolosità di intervenire in un contesto di boschi danneggiati. E poi, come se non bastasse, dopo Tempesta Vaia sono arrivati anche il bostrico (l’insetto che attacca l’abete rosso ha aumentato la sua presenza nel post Vaia) e il Covid-19. Con il progetto Filiera Solidale PEFC, la nostra sfida è stata quella di chiedere alle aziende italiane di utilizzare il più possibile il legname proveniente dai boschi di Vaia, a fronte di un’industria nazionale di trasformazione del legno basata per l’80% sull’importazione dall’estero del legname da opera”.

Oltre alla Ri-Legno a Rovereto, altre aziende hanno risposto all’invito di Dellagiacoma che, in vista di Milano-Cortina 2016, ha inoltre “candidato” il legname caduto nell’area colpita da Vaia (dal Friuli-Venezia Giulia alla Lombardia Orientale) per la costruzione delle strutture olimpiche che sorgeranno sul territorio.

“Con il legno proveniente dalle foreste schiantate da Tempesta Vaia, ad esempio, la ditta Ciresa di Tesero (TN) ha ideato il percorso di crowdfunding “Salviamo il legno di Stradivari” per realizzare, nel corso dei prossimi 5/7 anni, 14.000 pianoforti, 2.200 arpe da concerto e 16.000 tra violini e altri strumenti di liuteria. La Fattoria del Legno di Caltrano (VI) ha progettato tavoli prenotabili per lavorare in smart working nel bel mezzo del bosco o da collocare nelle aree esterne degli uffici e dei co-working. Leonardi Wood a Borgo Lares (TN) ha creato oggetti per la casa, tra cui taglieri personalizzati (anche per Slow Food, nrd), giochi e gadget. Legnolandia di Forni di Sopra (UD) ha progettato pavimenti e recinzioni per esterni, fioriere, arredi e accessori per spiagge, stabilimenti balneari e aree attrezzate. Treepicker, con base in Lussemburgo, ha disegnato delle casette di design per uccelli. E così via…” racconta il presidente di PEFC Italia.

Oltre a ciò, ci sono gli eventi eccezionali. Come la “Radura della Memoria”, l’installazione ideata da Luca Vittone e realizzata con il legno derivante dalla Filiera Solidale PEFC per commemorare le vittime del Ponte Morandi di Genova (una piattaforma in legno che ospita quarantatre alberi a memoria delle altrettante vittime della tragedia, inaugurata lo scorso 14 agosto), l’albero di Natale 2019-2020 del Vaticano, arrivato dall’Altopiano di Asiago colpito da Vaia, e il progetto scenico “Bosco Morto” creato dall’architetto Stefano Boeri per la tragedia greca “Le Troiane” di Euripide messa in scena al Teatro Greco di Siracusa, con l’ultilizzo di quattrocento tronchi abbattuti dalla tempesta, successivamente destinati alle falegnamerie siciliane.

“A livello emotivo” chiude Francesco Dellagiacoma “il primo pensiero della gente di fronte alle immagini di Tempesta Vaia è stato comprensibilmente quello di ripiantare subito gli alberi ma la priorità, per gli addetti ai lavori, era chiara fin da subito: raccogliere e ripulire. In fondo è la parte più difficile e, a oggi, non ancora conclusa. Per il “dopo” ci penseremo insieme al bosco, con la piantagione di nuclei di piante e l’utilizzo e la promozione della rinnovazione naturale, esistente e che verrà”.

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2 Commenti

  1. Come per le baite di Paraloup, dopo aver incamerato (si vede sempre vendesi , mai regalasi !) vecchi ruderi in pietra, o vecchie case, le svuoterei mantenendo solo le mura esterne , farei rinsaldare staticamente le mura e e fondamenta agettae di cement oarmato low cost e dentro installerei le parti in legno di abitazione ..un bel tetto sopra.
    Purtroppo le seconde case sono gravate da tasse , persino pagano gli allacciamenti di corrente elettrica anche a consumo zero…meglio aver dentro riscaldamento a legna, bombola del gpl, pannelli fotovoltaici…ma qualche tassa se la inventano pure per questi consumi .

  2. Il mio professore di filosofia diceva sempre a noi poveri studenti: “res generalia non sunt UMPICCICATORIA”.

    Però è stato costituito un’altro ente senza fini di lucro, con consiglieri e qant’altro come ordina la legge !

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