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Un flash mob in Marmolada per dire basta a nuovi impianti

Un autunno caldo quello che si sta vivendo in Dolomiti in questo 2020. Un autunno di proteste contro lo sviluppo di nuovi impianti e petizioni per richiedere lo smantellamento delle strutture ormai desuete. Dopo il flashmob dello scorso settembre sulle Cinque Torri, nella mattina del 10 novembre guide alpine, rifugisti e appassionati di montagna si sono dati appuntamento per ribadire nuovamente assieme “Basta impianti!”, stavolta sulla Marmolada.

Stop allo sfruttamento delle montagne

La protesta è avvenuta sulla sulla cima del Col de Bousc con un primo gruppo e in prossimità della ex cabinovia di Pian dei Fiacconi con un secondo gruppo, entrambi di piccole dimensioni a causa dell’emergenza sanitaria in corso. Il messaggio che si è voluto lanciare con il nuovo flashmob è “fermiamo lo sfruttamento indiscriminato delle montagne, non costruiamo nuovi impianti di risalita!”.

La richiesta dei manifestanti è quella di raggiungere un modello turistico più sostenibile, anche in virtù dei cambiamenti del mercato dello sci di pista, reso ogni anno più difficile a causa dello scarso innevamento naturale. “Da sempre la Regina delle Dolomiti, è stata una montagna simbolo del nostro patrimonio naturalistico, amata e conosciuta in tutto il mondo, è stata montagna pioniera aprendo la strada al turismo di massa, al turismo degli impianti di risalita, terra di confine, di guerra e di divisione – si legge ne comunicato -. Dopo 70 anni la Marmolada Trentina si ritrova senza impianti di risalita e pensiamo sia arrivato il momento di cambiare direzione e andare verso un modello turistico che esuli dalle logiche dei grandi numeri e del turismo di massa che sono alla base della redditività economica degli impianti di risalita”. 

Le criticità del modello attuale in Dolomiti

Le critiche sono rivolte al modello turistico dolomitico, basato su grandi numeri non più sostenibili anche in ragione del momento storico che stiamo vivendo. Sotto accusa è in particolare il progetto del Carosello Marmolada, che prevede la creazione di un grande comprensorio che collega il passo Fedaia a Sass Bianchet e un eventuale collegamento Trentino- Veneto. “Impossibile non considerare, il notevole impatto paesaggistico delle nuove  stazioni degli impianti, considerando che tale progetto prevede l’arroccamento in mezzo al ghiacciaio in una zona ancora libera da infrastrutture e molto pericolosa dal punto di vista geologico a causa dei numerosi crepacci – si legge nel comunicato -. Con la costruzione di nuovi piloni e una nuova stazione in mezzo al versante nord della Marmolada si andrebbe a sfregiare definitivamente la dignità della montagna già notevolmente compromessa dai precedenti interventi umani.

Gli impianti definiti come ”pesanti” sono caratterizzati da un enorme costo iniziale di costruzione e significativi oneri di manutenzione. Gli inevitabili costi derivanti dalla riconsiderazione di tutte le piste, la necessità di grandi aree di parcheggio, la costruzione di imponenti opere anti-valanghive fanno pensare ad una insostenibilità economica, anche ipotizzando un ottimistico raddoppiamento dei passaggi a seguito del progetto di sviluppo impiantistico. Il forte vento e l’alto rischio valanghivo di tutto il versante nord e l’inevitabile posizione soggetta a rischio valanghe della stazione a valle è un altro elemento a nostro avviso non sufficientemente valutato. Pensiamo invece sia indispensabile costruire un progetto turistico sostenibile per la salvaguardia e la valorizzazione della Marmolada.

Sostenibilità ambientale, economica e sociale sono le linee guida per un progetto di riqualificazione turistica volta alla rivalorizzazione delle risorse ambientali, naturalistiche e storico-culturali, in una chiave di lettura esperienziale. Un progetto che vuole rilanciare la Marmolada come esempio da seguire per un nuovo modello di sviluppo sostenibile, tramite la realizzazione d’interventi che rispondano positivamente anche in termini economici e che si differenzino dal modello di turismo di massa senza intaccare l’ecosistema”.

La considerazione è anche rivolta al fatto che sia Punta Rocca che Punta Serauta sono attualmente già raggiungibili con la funivia che parte da Malga Ciapela. Pensiamo che il futuro del turismo in montagna debba cambiare strada, rendendo efficienti gli impianti esistenti e diversificando l’offerta turistica”.

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