Cronaca

Monviso: il Buco di Viso chiude per la stagione invernale

Come ogni anno anche per quest’inverno il Buco di Viso, storico primo traforo alpino, ha chiuso con l’arrivo della cattiva stagione. I lavori di chiusura dell’accesso dal lato francese sono stati portati avanti dagli operai forestali del Settore Tecnico di Cuneo della Regione Piemonte in accordo con il Parco del Monviso e il Parco del Queyras.

La chiusura, che quest’anno è stata effettuata con 5 giorni di anticipo rispetto al 2019 (13 ottobre 2020), è necessaria per preservare il passaggio impedendo così alla neve di ostruire il traforo restaurato nel 2014.

Con la fusione della neve e l’arrivo dell’estate gli operatori salgono poi nuovamente in quota per riaprirlo rendendolo nuovamente accessibile ai tanti escursionisti che ogni anno seguono il tracciato del Giro del Monviso. La sua funzione è quindi oggi turistica, oltre che di memoria storica.

Si sconsiglia la salita al Colle delle Traversette, dove il sentiero si presenta completamente gelato grazie alle basse temperature di questo autunno e alle recenti nevicate.

Seicento anni di storia

Nel 1400, quando venne realizzato, il Buco di Viso aveva una funzione fondamentale nel favorire il commercio tra il Marchesato di Saluzzo e la Francia. Prima della sua costruzione le carovane mercantili dovevano affrontare il vicino Colle delle Traversette che presentava pericoli e insidie oltre a richiedere giorni per essere valicato da uomini, animali e materiali. Inoltre, in autunno, già alle prime nevicate le Traversette diventavano impraticabili mentre grazie al Buco si guadagnava qualche settimana.

Attraverso il traforo passava di tutto: vino, riso, canapa, olio di noce, stoffe, broccati, cavalli e, ovviamente, il sale. Lo estraevano dalle saline di Aigues-Mortes e arrivava nel cuneese attraverso il Buco, dove si incontrava con le acciughe provenienti dal mar ligure. Non a caso nei dintorni di cuneo si trovano numerose acciugaie (Val Maira in particolare).

La sua importanza restò immutata fino ai primi anni del 1600, quando il Marchesato di Saluzzo venne annesso al Ducato di Savoia i quali decisero per la sua ostruzione. Il Buco avrebbe potuto compromettere il traffico attraverso i colli del Monginevro e Moncenisio, dove i Savoia applicavano un dazio ai commercianti. Lo storico traforo rimase così chiuso per duecento anni, per poi tornare a riveder la luce nel 1907 grazie all’impegno profuso dal CAI Torino e dal governo italiano.

Con il tempo il percorso ha iniziato ad acquisire una rilevanza diversa, più storica e meno commerciale. Oggi il Buco di Viso è una risorsa turistica di fondamentale importanza per il territorio del Monviso.

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