Medicina e benessere

Avvicinarsi alla montagna, i consigli del medico

La tradizione vuole che la montagna faccia bene, che l’aria pura migliori la salute, ma è anche importante ricordarsi di non esagerare. Di valutare bene le proprie condizioni e di salire in quota conoscendo se stessi e il proprio corpo. Com’è però meglio viverla quando si è poco avvezzi alla quota? Quali sono i segnali a cui badare? Ne abbiamo parlato con il dottor Attilio Pietra, pneumologo del Centro Diagnostico Italiano (CDI).

Dottor Pietra, ha dei reali benefici passare del tempo in quota, fare brevi camminate o piccole escursioni?

“Sicuramente sì, soprattutto per chi vive nella grandi città. È ampiamente dimostrato che l’inquinamento atmosferico e le sostanze irritanti presenti nell’aria si trovano in concentrazioni molto più basse. Parlando di mezza montagna, cioè di quel territorio a una quota inferiore ai 2000 metri, mi sentirei di suggerirlo sia per pazienti asmatici che per chi soffre di patologie croniche. Allontanarsi dai fattori irritanti non può che far bene. Una prova di questo è l’esperienza che viene portata avanti da oltre vent’anni sul lago di Misurina, dove si organizzano permanenze prolungate che vanno da diverse settimane a quasi tre mesi. Qui i pazienti con asma refrattario vedono un miglioramento delle loro performance, ottenendo un indubbio beneficio. È però molto importante controllare costantemente i parametri.”

Cosa intende con “controllare costantemente i parametri”?

“È importante seguire la terapia prescritta, controllare i sintomi. Ricordare al paziente di non osare troppo. Un soggetto asmatico può anche fare sforzi prolungati e intensi, ma deve premunirsi di fare una buona acclimatazione e porsi degli obiettivi adeguati, senza cercare di strafare. Suggerimento ulteriore è quello di fare una verifica dello stato di benessere prima della partenza.”  

Può aver senso portare anche i bimbi più piccoli?

“Fino al primo anno di età meglio non superare i 1200 metri di quota. È sempre bene ricordare che i bambini hanno bisogno di stare in un ambiente tranquillo, di evitare viaggi lunghi e che per loro il cambio di ambiente rappresenta un disagio. Quindi va benissimo andare in vacanza in montagna, ma che sia una vacanza finalizzata. A volte meglio posticipare, dopo il primo anno non ci sono problemi.

Altro consiglio è quello di evitare rapidi sbalzi di altitudine, si ha un effetto simile a quando si prende l’aereo e rappresenta un momento di grande disagio per il neonato. Anche una funivia che ti porta in quota velocemente può avere lo stesso effetto, ed è una cosa da evitare per i più piccoli. Quindi, andiamo in montagna ma rispettando i tempi dei bambini e facendo quel che diverte loro e non i genitori.”

Quando già hanno qualche anno di età li possiamo portare a passeggio, magari con lo zaino porta bimbi…

“Sì, anche se è molto importante ricordarsi di coprire bene il bambino. Il papà o la mamma camminando si scaldano mentre il bimbo, immobile, può sentire freddo. Piccole cose che però fanno la differenza tra una bellissima giornata e un ‘mai più’.”

Per chi è alla prima esperienza in quota com’è meglio approcciarla, se non si conosce la reazione del proprio corpo?

“Parlando di un adulto sano, senza patologie pregresse, non ci dovrebbero essere particolari problemi. Una persona allenata, che svolge regolare attività fisica, può salire senza timore. Deve però prendere quota badando all’acclimatazione. Già a 4000 metri possono insorgere problemi legati all’altezza, da valutare ancora meglio quando si programmano esperienze in Himalaya o sulle Ande.

Per chi ha una certa età il consiglio è quello di fare un piccolo check-up unito a una buona valutazione da parte del suo medico per conoscere i fattori di rischio.”

Quali sono i sintomi a cui fare attenzione?

“Quelli relativi al mal di montagna con vomito, dispnea, mal di testa, sonnolenza. Sulle Alpi è più facile che insorgano nella parte Occidentale, dove le altezze sono maggiori. Classicamente a molti capita alla Capanna Gnifetti (3647 m), sotto al Monte Rosa. La prima cosa da fare quando si avvertono questi sintomi è scendere verso valle.”

Esistono anche altre soluzioni?

“Se si è in spedizione solitamente è presente anche un medico che sa come trattare il fenomeno. È comunque più importante sapere cosa fare per non farlo venire.”

Cosa possiamo fare?

“Bisogna fare una buona acclimatazione e non accumulare dislivello troppo velocemente, come già detto vale anche per le nostre Alpi. Salire lentamente è il concetto fondamentale che permette di evitare problemi di mal di montagna.

Soprattutto è importante prendersi i propri tempi e godersi l’esperienza in quota. Alla base di tutto c’è il problema legato a questo modo di consumare le esperienze, di volerne accumulare quante più nel minor tempo possibile. Bisogna salire con calma, sia per stare bene che per godersi l’ambiente e il momento.”

Per chi ha problemi di ipertensione?

“I soggetti ipertesi devono prestare particolare attenzione durante l’ascesa perché sopra i 1500 metri il controllo della pressione arteriosa può subire qualche sfasamento. È importante tenere sotto controllo la pressione e avere un piano di trattamento in modo da potenziare la terapia quando i valori salgono. Magari prima di partire è meglio concordare con il proprio medico cosa fare se questa dovesse subire qualche variazione importante.

Fondamentale è ricordarsi sempre che si può star bene senza dover per forza rinunciare alla gita.”

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