Alpinismo

Alpinismo, l’Himalaya passa il testimone al Karakorum

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KATHMANDU, Nepal — Due mesi fa, era più affollato di un formicaio. Ora, il campo base di Everest e Lhotse è deserto. L’arrivo del monsone estivo mette la parola fine alla primavera alpinistica himalayana del 2006, proprio mentre il Karakorum si risveglia dall’inverno e apre le porte alle spedizioni.

Qualche giorno fa, l’Icefall ha chiuso ufficialmente i battenti. La stagione alpinistica di Everest e Lhotse si conclude qui, con un bilancio che vede da una parte moltissime vette (oltre 500), concesse da un meteo piuttosto favorevole. E dall’altra numerosi incidenti, di cui almeno 11 mortali tra i versanti Nord e Sud di Everest e Lhotse.
 
Una stagione particolarmente affollata, poiché in concomitanza con il cinquantesimo anniversario della prima salita al Lhotse, che ha attirato molti alpinisti e moltissimi “alpituristi”. Un mix di esperienza e inesperienza che ha dato luogo a molte polemiche, alcune delle quali sono andate a toccare il cuore dell’alpinismo, mettendo in discussione la morale stessa degli scalatori, spesso spaesati o impreparati di fronte alla difficile scelta tra la vita e la morte.
 
Mentre, forse pensierosi, questi personaggi stanno tornando alle loro case, in Karakorum ci si prepara ad aprire la stagione alpinistica e a festeggiare in grande un altro compleanno. E’ iniziato infatti in questi giorni il pellegrinaggio che vede – tra le altre – molte spedizioni dirette a celebrare il cinquantenario di un altro ottomila: il Gasherbrum II.
 
Il Gasherbrum II (noto anche come K4, 8.035 metri d’altezza) fu infatti scalato per la prima volta il 7 luglio 1956, dagli austriaci Josef Larch, Fritz Moravec, e Johann Willenpart. E’ il penultimo ottomila in termini di altezza. Più basso di lui c’è solo lo Shisha Pangma (8.027 metri).
 
Secondo Explorersweb, sono stati ben 22 i permessi di salita concessi dalle autorità pakistane. Il versante sud-occidentale del GII è spesso nel mirino di alpinisti alla loro prima esperienza su un ottomila. Tradizionalmente considerato tecnicamente poco impegnativo, non molto esposto, facile da risolvere anche con cattivo tempo, è molto spettacolare e poco costoso in termini di permessi di salita.
 
Ma non è da sottovalutare. Nel 2005, pochissimi alpinisti riuscirono a raggiungere la cima per colpa del maltempo. Le improvvise variazioni del vento e le furiose tempeste di neve tipiche della zona non hanno lasciato spazio a molti successi.
 
Il versante Nord della montagna è invece ancora inviolato. Quest’anno, sarà sfidato da una spedizione commerciale guidata da Kari Kobler, la guida alpina svizzera criticata nel 2004 per aver portato i suoi clienti e metodi poco “alpini” al K2.
 
Sara Sottocornola

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