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Collegio Guide Alpine sui Franchini: “Provvedimenti, ma nessun processo in contumacia”

Gli incidenti accaduti in Trentino ai fratelli Tomas e Silvestro Franchini risuonano attraverso la “legge” dei social. Una vera e propria inquisizione, come ai tempi delle streghe, con tanto di accanite richieste di linciaggio. Il giudizio vero, per fortuna, spetta alle sedi legali competenti. Come infatti dichiara il Collegio Nazionale delle Guide Alpine Italiane, in merito all’incidente di lunedì 6 aprile, “il comportamento assunto dalla guida alpina infortunata, che ha agito in assoluta autonomia, a quanto consta è già stato segnalato alla competente Autorità Giudiziaria da parte degli Ufficiali di Pubblica Sicurezza intervenuti nelle operazioni di recupero ai fini dell’adozione dei conseguenti provvedimenti sanzionatori connessi alla violazione dei divieti di mobilità stabiliti a livello nazionale e provinciale”. Quindi continua: “a propria volta il Collegio delle Guide Alpine del Trentino attiverà, secondo le tempistiche e le modalità previste dalla legge, le opportune iniziative di propria competenza, prodromiche all’eventuale irrogazione delle sanzioni previste dal vigente Codice Deontologico professionale”. Ci siamo così rivolti al presidente del Collegio trentino, Martino Peterlongo, per capire come e cosa potrebbe accadere.

Presidente quali provvedimenti prenderete nei confronti delle due guide?

“Questo lo valuteremo in seguito, con i tempi e con i modi dovuti. I Collegi hanno una legge che li regolamenta e sulla base di quella verranno presi eventuali provvedimenti di carattere disciplinare. È una cosa che non verrà fatta nell’immediato, ma solo quando entrambi si potranno presentare in Collegio e questo richiede tempo perché Silvestro al momento si trova in ospedale. Non si fanno processi in contumacia come il web ha fatto in questi giorni.”

Cosa pensa della bagarre che si è scatenata sui social?

“Personalmente capisco le reazioni emotive del momento. Siamo in tanti, la maggior parte della popolazione italiana, a essere compressi in casa. Pochi hanno il privilegio di avere a disposizione spazi aperti in cui muoversi. Comprendo la reazione di stigmatizzazione di questi comportamenti, soprattutto quando portati avanti da due guide alpine. Figura da cui ci si aspetta una condotta diversa in virtù del suo ruolo di responsabilità verso gli altri.”

Quindi ritiene un’aggravante il fatto che i due siano guide?

“Per me è un’aggravante rispetto agli altri cittadini e non sono giustificabili. Detto questo e ritornano al tema della domanda: quella specie di linciaggio o giustizialismo preventivo e immediato, senza prima sentire i diretti interessati e soprattutto senza informarsi sulle loro condizioni di salute, non mi è piaciuto. Veramente in pochi si sono chiesti, o hanno chiesto, notizie su Silvestro. Non mi è piaciuto vedere questo atteggiamento negli appassionati e mi ha sorpreso e amareggiato ancor di più osservarlo da parte degli iscritti all’albo.”

Ha lo stesso peso il fatto che l’accaduto riguardi due attività individuali o sarebbe diverso se fosse accaduto nell’esercizio della professione?

“È molto difficile per le guide separare la passione personale dalla condotta professionale. Alla fine sono la stessa persona e la nostra professione si basa su una passione enorme. Quello che rilevo nei comportamenti delle guide è che, per fortuna, riescono bene a differenziare i comportamenti assunti quando lavorano e quando non lavorano. Sarebbe auspicabile che le due cose coincidessero, ma non sempre va così.

Arrivando alla domanda, se fosse successo durante l’attività lavorativa sarebbe stato di una gravità assoluta mentre nel frangente privato resta comunque il margine della libertà individuale. So che è difficile da comprendere, ma non è la stessa cosa. I Collegi esistono per giudicare la condotta professionale dei propri iscritti e solo in secondo ordine quella privata. Questa viene valutata unicamente nei casi in cui questa vada a ledere l’immagine o la dignità della professione, come accaduto in questo caso. Sul piano delle scelte private la competenza è della giustizia ordinaria.”

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