Arrampicata

Adam Ondra: sono ottimista, gli esseri umani sono fatti per superare le crisi

Il rinvio delle Olimpiadi di Tokyo 2020 a causa dell’emergenza coronavirus non ferma la voglia di Adam Ondra di prepararsi al debutto dell’arrampicata sportiva in chiave olimpica. E così la serie “Road To Tokyo” prosegue, anche se in versione quarantena.

“Nonostante la situazione attuale, continueremo a produrre nuovi episodi, ogni settimana, alla ricerca di qualche gemma nel nostro archivio – annuncia Adam – . Questo episodio racconta la simulazione di gara cui ho preso parte presso la Hangar bouldering gym di Brno due settimane prima delle qualifiche olimpiche di Tolosa nel novembre 2019. Include anche il mio commento dettagliato sui problemi di boulder affrontati, cosa avessi in mente in quegli istanti e quali siano state le mie tattiche”.

Mentre Brno è in lockdown

Un episodio insolito per la serie “Road to Tokyo”. Come spesso è avvenuto nei precedenti, Adam ci accoglie nella palestra di Brno ma, come sottolinea in apertura di video “là fuori c’è il lockdown. Le strade sono vuote. I negozi chiusi e il ritmo della vita è cambiato parecchio”. A Brno, come nel resto del mondo, si respira un’aria di paura.Ma io sono ottimista e sono convinto che gli esseri umani siano fatti per superare le crisi e uscirne più forti”. Un ottimismo che il campione di arrampicata mostra anche in riferimento al rinvio dei Giochi Olimpici. “Avrò un anno extra per allenarmi nello speed climbing, la disciplina in cui sono meno bravo, e anche nel boulder e lead”.

In assenza della troupe che ha lavorato per mesi dietro le quinte di “Road To Tokyo” Adam ha deciso di fare del suo meglio, con l’ausilio di un tripode per auto registrare i video, e qualche documento d’archivio su cui riflettere insieme.

In preparazione per Tolosa

Questa settimana è, come anticipato, il turno della simulazione di gara in vista delle qualifiche olimpiche di Tolosa. 4 problemi di boulder da affrontare per sentirsi pronto alla sfida.

Si parte con un 7C+, non immediatamente ovvio, con varie possibilità di salita tra cui scegliere. Il primo tentativo non va a buon fine ma, come ci spiega Ondra, anche la pausa tra un tentativo e l’altro può diventare vantaggiosa. “Quando torno a terra, vorrei non perdere tempo. Ma devo anche recuperare energia. E allora ne approfitto per ragionare sul da farsi”. E la seconda volta è quella buona.

Problema numero 2. Un 8A con triplo dyno iniziale, partendo praticamente da terra. Ancora una volta, dopo un primo tentativo utile a studiare il da farsi, sarà il secondo quello vincente.

Problema numero 3. Ben 15 movimenti per un impegnativo 8A. Obiettivo del tracciatore è stancare a tal punto il climber da non lasciargli più energie per un terzo tentativo. Ce la farà Adam? “Era un mostro – il suo commento – quando l’ho visto ho capito che non avrei potuto fare più tentativi ma investire il tutto per tutto nel primo”. Un singolo tentativo affrontato con la massima concentrazione e la massima energia. E Ondra ce la fa.

Problema numero 4. Un ultimo 8A con una partenza estremamente complessa. “Un gran lavoro di coordinazione”. Vanno a vuoto il primo, il secondo, il terzo e anche il quarto tentativo. “E i miei dubbi aumentavano”. Il tempo scorre, la rabbia cresce, proprio quando dovresti rimanere rilassato. Tempo scaduto. Un fallimento su 4 tocca accettarlo. Anche se sei un campione. O forse no. È così che Adam decide di fare un ultimo tentativo, togliendo di mezzo il timer. “Senza l’ansia del tempo che scorre è stato tutto più facile, così naturale. Incredibile”.

 

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