Sono passati giorni dalla lettera aperta di Denis Urubko in cui spiegava le motivazioni che lo hanno portato, finita la spedizione al Borad Peak, a dire addio all’alpinismo estremo. Una lunga analisi, anche dura, della propria carriera, che non ha risparmiato i propri compagni di cordata. “Zavorre” li aveva definiti.

Ed ecco che arriva la risposta anche violenta di Simone Moro sulle pagine del sito polacco Sport Onet.pl, l’intervista è di Jakub Radomski.
“Sono indignato dalle sue parole. Indipendentemente da dica il vero, Denis ha mostrato un’elementare mancanza di rispetto per tutti. Mi ha descritto come una pietra pesante nel suo zaino e che non gli ha consentito di andare più veloce” risponde Moro, ricordando come l’alpinista russo abbia in diverse interviste mostrato apprezzamento per i risultati ottenuti da e con Simone. “Non capisco come possa arrivare a dire che l’ho fermato molte volte. Posso invece dire che io ho creato Denis come alpinista, gli ho insegnato molte cose, gli ho anche pagato i viaggi e la vita molte volte. Gli trovato sponsor potenti: North Face, La Sportiva, Acerbis. Queste persone si fidavano di me e hanno deciso di supportarlo. Penso che dopo quello che ha detto su di me, su Don Bowie, ma soprattutto sui colleghi polacchi, tutte le possibili aziende inizieranno a chiedersi se continuare ad aiutarlo. Alcuni lo hanno già lasciato. Dopo un’intervista di Denis, Franco Acerbis, fondatore dell’azienda, mi ha chiamato e mi ha detto: “Simone, di cosa sta parlando? Urubko è impazzito? Sono stato con te al campo base dell’Annapurna nel 2004 e ho visto cosa è successo“.
Simone racconta al giornalista di aver in quell’occasione rinunciato ad arrivare in vetta sull’Annapurna perché Denis stava male di stomaco, ma che al tentativo successivo, quando è stato lui a doversi fermare per dei congelamenti ai piedi, Urubko è andato solo verso la cima.
Il K2
“Quando ho letto quella intervista – continua Moro, riferendosi alla parte cui Urubko critica duramente l’atteggiamento degli alpinisti polacchi durante l’invernale al K2 – mi sono detto ‘Grazie a Dio non sono polacco’. Avete il pieno diritto di essere furiosi: gli avete dato la cittadinanza, avete pagato, e doppio, per la partecipazione alla spedizione invernale al K2. Gli avete dato il vostro supporto, lo avete reso famoso non solo nel vostro Paese. E ora dice che i polacchi sono deboli o che non riconosce la prima salita invernale dei polacchi al Gasherbrum I nel 2012, perché è avvenuta il 9 marzo e, secondo lui, non è inverno. Denis ha il diritto di avere un’opinione sull’inverno, ma è la sua opinione e le regole sono diverse. Prima di tutto, dovrebbe esservi grato e stare zitto. Urubko non ha mai detto nulla contro di me o contro le regole invernali mentre scalavamo insieme per 13 anni, perché sapeva che lo avrei appeso al muro se mi avesse detto questa cosa. Denis, ‘sputando’ in quell’intervista, ha sputato sul piatto che gli avete messo sotto il naso. Apprezzo, rispetto, amo gli scalatori polacchi allo stesso modo degli italiani, forse anche di più. Mi sento offeso personalmente per come vi ha trattato. Gli avete dato così tanto e ha detto che siete una merda. Se Denis pensa di essere forte e che tutti gli altri sono stronzi, lasciatelo da solo, che si paghi da solo la vita, le spedizioni e l’equipaggiamento. Quest’uomo dovrebbe imparare lo stile e il rispetto per gli altri da giganti dell’Himalaya come Jerzy Kukuczka e Reinhold Messner, che non hanno mai parlato male dei loro compagni”.
“Se vai in una spedizione in una squadra più grande, puoi agire solo come una squadra, non da solo, a meno che non arrivi il momento in cui qualcuno ti dice: ‘Denis, non siamo in grado di andare più in alto. Muoviti come preferisci’. Questa è l’unica situazione in cui puoi andare da solo. Ma se c’è un leader, ci sono delle regole, una disciplina, non può esserci anarchia. Non puoi chiedergli di pagare prima per te e poi dire ‘Fottetevi, vado da solo’. Denis dice sempre di sé di avere la mentalità di un soldato, un membro dell’esercito. Ha anche scalato nel club militare del CSKA. Immaginatevi se Urubko si fosse comportato così lì. Infrangere gli ordini, scegliere la sua strada. Certamente lo avrebbero buttato fuori subito e probabilmente sarebbe finito in prigione. Io stesso ero un ufficiale dell’esercito italiano, quindi so cosa significa non rispettare gli ordini” continua Moro riferendosi alla spedizione invernale al K2 durante la quale Denis, disubbidendo alle indicazioni del capospedizione Krzysztof Wielicki decise di salire in solitaria per un tentativo di vetta.
Moro in invernale con i polacchi?
E a proposito di K2, nell’intervista Moro afferma che non direbbe di no a un invito polacco per un tentativo invernale; certo, prima dovrebbe avere informazioni sulla strategia e sull’organizzazione. La porta è quindi aperta e il sogno della moglie in cui moriva sulla montagna e che lo ha tenuto lontano dal K2 tanto a lungo? “Penso che i sogni sono come lo yogurt: dopo qualche tempo, scadono”.
L’unica cosa certa però è un aut aut: o Urubko o lui. “Al momento è impossibile per me fare una spedizione con Denis. Sono un uomo che può perdonare gli altri, ma dovrebbe prima scusarsi con me e con i polacchi che ha insultato, e presumo che non lo farà”.