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Francesco Ratti ci racconta l’invernale della lunga cresta nella valle del Cervino

Ci hanno riprovato e ci sono riusciti François Cazzanelli e Francesco Ratti. Le due guide sono partite in sordina, in una fredda giornata di fine gennaio, dal colle del Theodulo e in soli quattro giorni hanno portato a termine il primo concatenamento integrale della lunga cresta che unisce alcuni dei principali massicci della Valtournenche.

60 circa i chilometri di sviluppo, un terreno tecnico su cui i due giovani si sono mossi a velocità impressionante riuscendo, dopo due tentativi, a chiudere il loro ambizioso progetto. Uno degli ultimi exploit mancanti nella valle del Cervino, l’ennesima dimostrazione di come l’avventura sia di fronte ai nostri occhi tutti i giorni. Tutto sta nel saperla cercare, come ci racconta Francesco Ratti.

Francesco quando avete deciso di riprovare il concatenamento?

“Oserei dire subito dopo il rientro dal tentativo dello scorso anno. Non abbiamo digerito la ritirata dopo aver completato l’80 percento del progetto, così ci siamo subito detti che saremmo tornati per completare il concatenamento non appena ci sarebbero state le condizioni.”   

Quindi quest’anno avete trovato condizioni ideali?

“Si, anche se abbiamo dovuto attendere. Subito dopo Natale è iniziata questa fase di alta pressione durata poi un mese e mezzo, una vera fortuna per il nostro obiettivo.

Subito dopo Natale abbiamo dovuto attendere che si pulisse la neve caduta a novembre. In quota c’era veramente molta neve con funghi e cornici, oltre a temperature veramente alte. Abbiamo avuto fortuna che l’alta pressione ha tenuto mettendo in condizione la montagna.”

Qual è stata la principale differenza rispetto al tentativo dello scorso febbraio, chiuso a pochi chilometri dalla fine?

“In generale quest’anno abbiamo trovato neve più omogenea e non abbiamo incontrato gli irregolari accumuli della scorsa stagione.”

Tra l’altro stiamo parlando di una cresta lunga circa 60 chilometri con passaggi molto tecnici. Voi l’avete completata in inverno in 4 giorni, avete corso…

“Per un’invernale si. Un risultato legato soprattutto all’ottima qualità della neve.”

Cos’ha significato riuscire in questo progetto?

“Per me, come per François, la realizzazione di un sogno. Siamo molto legati a queste montagne, il papà di François ha realizzato la prima invernale della Grandes Murailles e anche il mio ha un amore profondo verso questo terreno. Una passione che ci hanno trasferito in modo naturale.

Ovviamente poi, quando ci provi due volte senza riuscirci diventa quasi impossibile smettere di pensarci. Completarla è stato un bel sospiro di sollievo.”

La cresta per te ha un legame molto profondo, li sorge infatti il bivacco Ratti…

“Si, l’aveva commissionato mio padre che poi l’ha donato alla Società delle Guide. L’ha voluto dopo aver fatto una parte della traversata e, arrivato tardi nel punto dove oggi sorge il bivacco, si è trovato costretto a ridiscendere verso valle. Oggi è invece possibile proseguire dormendo al bivacco.”

Ne avete approfittato anche voi?

“No, siamo arrivati presto e abbiamo deciso di continuare.”

Per concludere questa chiacchierata, come valuti questa grande esperienza che avete vissuto?

“È un progetto che io e  François abbiamo pensato per anni poi, quando inizi a provarlo, ti rendi conto della vera dimensione della cosa. Le condizioni che si incontrano in cresta sono tutt’altro che scontate, non basta pensare di farlo, devi anche essere bravo e preparato per tirarti fuori da situazioni non sempre banali. Credo che questa esperienza rappresenti anche un modo diverso per interpretare l’alpinismo sulle montagne di casa.”

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2 Commenti

  1. Non dice “come” hanno fatto l’invernale.
    L’hanno fatta come hanno fatto la Peuterey ?
    Sapere il “come” vengono fatte le salite per me è importante.

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