Cronaca

Rinasce dai Pantani l’impegno per salvare l’Appennino

Qualche settimana fa, l’8 dicembre, circa 250 escursionisti hanno pacificamente occupato un luogo di natura minacciato. E’ successo ai Pantani di Accumoli, dei laghetti a 1550 metri di quota, tra i Monti Sibillini e la Laga, al confine tra il Lazio, l’Umbria e le Marche. 

I Pantani sono una meta di escursioni a piedi o in mountain-bike, e d’inverno con le ciaspole o gli sci. Sono un luogo di biodiversità tutelato da un SIC, dove un progetto della Regione Lazio e del Comune di Accumoli vorrebbe far nascere un rifugio-albergo. 

In autunno, con fondi regionali sono state sistemate le strade che raggiungono i Pantani dalla chiesa della Madonna della Costa e dal valico di Forca Canapine. Sul progetto dell’edificio si sa poco. Non c’è dubbio, però, che potrebbe rovinare un luogo di natura suggestivo e importante dal punto di vista scientifico. Il progetto è una beffa per i residenti, perché ad Accumoli, ad Amatrice, a Castelluccio, ad Arquata del Tronto e nei centri vicini, duramente colpiti dai terremoti del 2016, la ricostruzione delle case non è ancora partita. Iniziare da un edificio ad alta quota e di alto impatto ambientale è una presa in giro. 

L’8 eravamo circa 200 soci CAI, più i rappresentanti di WWF, Italia Nostra e Legambiente. C’erano dei residenti in disaccordo con il progetto” spiega Paola Romanucci, presidente della sezione di Ascoli Piceno del CAI.
La maggior parte dei manifestanti è salita a piedi da Accumoli, qualcuno è arrivato da Forca Canapine. Un’altra manifestazione, organizzata dal comitato Terre in Moto e altri gruppi, aveva raggiunto i Pantani il 27 ottobre.  Abbiamo camminato con un freddo tagliente, verso un sito di biodiversità e colori incredibili, in uno scenario naturale unico” scrive Ines Millesimi, organizzatrice di eventi per il CAI di Amatrice. “Ci auguriamo che la Regione e il Comune ripensino al progetto di un rifugio inutile e dannoso. Bisogna costruire un turismo autenticamente sostenibile”.  

Nella geografia e nella storia recente d’Italia, i Pantani e i massicci vicini non sono una zona qualunque. Il primo motivo, naturalmente, sono i terremoti dell’agosto 2016, che ha raso al suolo Accumoli, Arquata del Tronto e Amatrice, e del successivo ottobre che ha fatto danni terribili a Norcia, Castelluccio, Visso e Ussita.

C’è anche un motivo diverso. Cinquant’anni fa, in altre zone dei Sibillini, è nato un impegno ambientalista che è riuscito a cambiare l’Appennino. Il merito va a William Scalabroni, Luciano Carosi, Maurizio Calibani, Marco Florio e altri soci della Sezione di Ascoli Piceno del CAI. 

Nel 1969, dalla Montagna dei Fiori, gli ascolani scoprono che una strada, aperta in pochi mesi, deturpa il Monte Sibilla. L’idea dei promotori è di rilanciare il turismo, consentendo di scavalcare in auto il massiccio, verso Frontignano e Ussita. Le pendenze e il clima impediscono di completare il percorso, ma lo sfregio si vede ancora oggi, anche dai Monti della Laga e dal Gran Sasso. Grazie al CAI i lavori vengono fermati, e i finanziamenti pubblici si bloccano. In quei giorni, per merito di CAI e Italia Nostra, e del professor Franco Pedrotti dell’Università di Camerino, nasce il primo appello per il Parco dei Sibillini. Poi gli ascolani si battono contro la captazione delle acque dell’Ambro e la realizzazione di un poligono di tiro sul Piano della Gardosa.
Per farlo, inventano un metodo nuovo. Utilizzano le carte bollate e gli appelli, ma chiamano gli amanti della montagna a manifestare. Nel 1982, lo stesso metodo viene applicato al Gran Sasso, e centinaia di escursionisti camminano da Campo Imperatore ai Prati di Tivo per dire no agli impianti di risalita di Campo Pericoli. Anche qui nasce la battaglia per un Parco. Nel 1985 si torna a manifestare sui Sibillini, contro i progetti di piste e skilift in Val di Bove. Sono presenti Franco Bassanini, Antonio Giolitti, l’ascolano Massimo Teodori e Stefano Rodotà, quattro uomini che potrebbero diventare Presidenti della Repubblica. Le manifestazioni “all’ascolana” attirano le forze migliori del Paese. 

La militanza a volte ha un costo elevato. Nel 1990, mentre William Scalabroni fotografa una cava ad alto impatto ambientale, qualcuno dà fuoco alla sua Panda. Arriva anche una multa (poi ritirata dal sindaco di Montefortino) per non aver rimosso la carcassa bruciata dell’auto.  

Poi i parchi dei Sibillini e del Gran Sasso-Laga vengono istituiti, ma la loro capacità di cambiare le cose in montagna si rivela estremamente ridotta. I terremoti del 2016, e la ricostruzione che ancora non si vede, rendono il quadro desolante. 

L’idea di un rifugio-albergo ai Pantani, mentre la gente di Accumoli vive nelle “casette” antisismiche, dimostra che lo scollamento tra lo Stato (Regioni incluse) e la gente della montagna è totale. Forse, una nuova stagione di impegno potrebbe cambiare le cose. 

I nostri padri erano integralisti, e facevano bene. Oggi il quadro è cambiato” spiega Paola Romanucci, presidente del CAI ascolano. “Da anni, e con più forza dopo il sisma, cerchiamo di collaborare con la popolazione locale. Chi ha scelto di restare ad Arquata, a Montegallo e nei paesi vicini se n’è accorto”. “Negli ultimi anni, il CAI di Ascoli Piceno ha collaborato con associazioni, operatori economici e comunanze agrarie per organizzare le iniziative per ragazzi dell’Arquata Summer Camp. Sul Monte Ceresa aiutiamo una cooperativa che segna e mantiene 60 chilometri di sentieri. E’ giusto che lo facciano loro per lavoro, invece dei volontari cittadini” continua Paola Romanucci. 

Con la Sezione di Ascoli, in queste iniziative, si danno da fare i CAI di San Benedetto del Tronto, Fermo e Macerata. “In passato le amministrazioni locali erano contro di noi. Oggi gli amministratori di Montegallo, Arquata e Roccafluvione sono felici di collaborare”. 

Ad Amatrice, a pochi chilometri da qui, la collaborazione tra Comune, ANPAS e CAI ha portato alla nascita della Casa della Montagna. Alla domanda se le iniziative ai Pantani possono essere l’inizio di una nuova stagione di impegno sul campo per il CAI, Paola Romanucci sorride. Da anni la commissione per la Tutela dell’Ambiente Montano, ha scelto di dedicarsi soprattutto all’informazione e all’educazione dei soci. E’ un lavoro importante” spiega il presidente. Siamo orgogliosi di aver manifestato ai Pantani e sul Monte Catria, più a nord, dove dei magnifici boschi sono stati tagliati per far posto a delle piste da sci senza senso. In futuro vedremo”. Se una frase come questa arriva dalla battagliera Ascoli, scommettiamo che qualcosa accadrà.   

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