Arrampicata, uno sport in continua crescita soprattutto tra i giovani. Parola di Fabio Palma
L’arrampicata sportiva, nata nel 1986 a Bardonecchia, ha fatto passi da gigante. In poco più di trent’anni si è guadagnata il suo posto tra gli sport, quelli veri, arrivando sul gradino più alto del podio. Costruendosi il suo spazio olimpico. La vedremo esordire l’anno prossimo, nel 2020, a Tokyo e avremo la fortuna di poter vedere anche i nostri colori rappresentati da Ludovico Fossali e Laura Rogora.
L’arrampicata è così diventata un movimento di massa, uno sport con tutte le carte in regola per essere praticato al pari di calcio, basket, pallavolo, ginnastica artistica e molte altre discipline. Nascono sempre più palestre, che ogni giorno vedono arrivare bambini e ragazzi vogliosi di cimentarsi con questa nuova dimensione verticale. “È uno degli sport maggiormente in crescita nel mondo” ci racconta Fabio Palma, Ragno di Lecco dal 2015 allenatore dei giovani della Asd Ragni di Lecco. “Attualmente la FASI (Federazione Arrampicata Sportiva Italiana) ha ben 40mila tesserati, un numero decisamente maggiore a quello di molti altri sport olimpici”. Una tendenza in costante aumento che ci ha spinti a contattate Fabio per fargli qualche domanda, per capire come l’arrampicata possa essere di aiuto ai più giovani per migliorarsi.
Fabio, com’è cambiata questa disciplina nell’immaginario collettivo?
“Rispetto a soli dieci anni fa tantissimo, credo che solo a livello di praticanti ci sia lo scarto di almeno un ordine di grandezza. Le gare sono affollate di pubblico e, oggi, assistere a una gara regionale è come andare a vedere una competizione di nuoto o ginnastica artistica. I genitori, le famiglie, partecipano con interesse.”
Come si approcciano questi ultimi al mondo dell’arrampicata sportiva?
“La vivono come una normale attività sportiva, come uno dei dieci sport da praticare in età giovanile. Molti iniziano da piccoli, già a 4 o 5 anni vengono portati in palestra, soprattutto le bambine. Per i maschi rimane il grande collettore del calcio che continua ad attrarre la maggior parte dei bambini. Per le femmine è invece l’alternativa a nuoto, pallavolo e ginnastica artistica. Da noi arrivano tantissime ragazze che lasciano una delle tre discipline citate per darsi all’arrampicata.”
Cosa piace al bambino o al ragazzino che si avvicina all’arrampicata?
“Sicuramente la gestualità e il fatto che si divertono tantissimo perché è un’attività individuale molto divertente e mai uguale a se stessa. Negli sport di squadra ci si diverte sempre mentre in quelli individuali è diverso. Bisogna essere anche un minimo portati mentalmente per il nuoto, per il tennis o per scherma. Nell’arrampicata invece è diverso perché anche quando ti alleni intensamente il gesto è sempre diverso, è molto vario. Si vengono a creare situazioni sempre diverse con cui stimolare al gioco. Spesso sembra più un gioco che uno sport, anche quando si va sul difficile. I primi ad accorgersene sono i genitori che vedono i loro figli divertirsi, che chiedono di scalare tutti i giorni e non solo due volte a settimana.”
A proposito di genitori, sono tutti appassionati?
“Assolutamente no. Posso dire, secondo una mia statistica personale, che da tre anni a questa parte i figli d’arte sono scomparsi. Spesso chi porta i figli piccoli qui da noi è gente che non scala, che non conosce il mondo dell’arrampicata, che assiste in modo un po’ incredulo all’evoluzione dei propri bambini. Un po’ come quando io portavo mio figlio a nuoto e non capendoci nulla lo seguivo. Lui era contento e io di riflesso anche. L’importante è che i piccoli facciano sport e che di divertano crescendo bene fisicamente.”
Cosa permette di sviluppare l’arrampicata nel bambino?
“Anche in questo caso non ci sono molte differenze rispetto agli altri sport. Fino ai 10 anni si lavora tanto sulla coordinazione, sulla destrezza e sull’equilibrio. Non si lavora sulla forza, ma sul gioco dell’arrampicata. È importante che il bambino prenda coscienza della dimensione spaziale in cui si trova. Con i più grandi si inizia invece a ragionare sulla forza e su tutte le altre componenti tecniche che fanno parte dell’arrampicata.”
Quanti dei ragazzi che alleni potrebbero diventare dei fuoriclasse?
“Direi che anche su questo non ci sono molte differenze rispetto alle altre discipline. Il vero problema è che in Italia lo sport non è visto, dalle istituzioni e dalla società, come qualcosa di importante. Per fare un esempio, sport e scuola non vanno di pari passo, anzi. Dire di praticare uno sport a scuola significa non essere considerati un’eccellenza. Raccontare in classe di essersi qualificati ai campionati italiani di arrampicata, come di qualsiasi altro sport, viene visto spesso come una nota negativa, a differenza di quel che accade all’estero.
Spesso è anche molto difficile far coesistere sport e studio, e ve lo dice uno che aveva la media del 9, perché se a casa hai quattro ore di compiti da svolgere non puoi dedicarne altre due all’allenamento. Se vuoi diventare un campione italiano devi fare almeno cinque allenamenti a settimana, da due ore ciascuno, senza dimenticare il sabato e la domenica che sono un discorso a parte. Numeri che fanno capire come un campione cresciuto in Italia sia da considerarsi con la C maiuscola.”
Infatti anche nel piccolo paese dove vivo hanno approntato paretina boulder ai giardinetti…piu’ orizzontale che verticale..com pavimento sottostante in blocchi di gomma riciclata..Ottima per imparare i passi fondamentali.
Verra’ anche parete bouder interna a palestra scolastica….contornata da spalliere svedesi di legno…
Le vere paretone piuttosto alte ed articolate…richiedono spostamenti in auto, certificati, iscrizioni, ecc.massimo entro un raggio di 40 chilometri
Ben vengano i trattenitori automatici di caduta.e gli istruttori.Meno le dispute tra istruttori di alpinismo e di arrampicata .
Il fai da te forse continuera’, ma rileggendosi “Il Crollo della Baliverna”di Buzzati( si trova anche sul web) meglio farlo molto sotto controllo.
.1977..
Allenamento in due su vera roccia attrezzata palestra della Guardia di Finanza.Scesi in doppia vecchio stile Comici per primo ed alla base cominciai a togliermi gli scarponi.Mentre scendeva il mio alter ego, col piede fece staccare una scaglia di roccia che…colpi’ esattamente uno dei miei scarponi.Per fortuna al grido”ocio! sasso!”avevo gia’fatto uno scatto con un piede scarponato ed uno nudo.
Eh, sono cambiate molte cose, dall’inizio degli anni’80, quando iniziai ..Con un corso-roccia del CAI..,allora, c’era una sola struttura artificiale, in Italia, a. Torino…per il resto, ci si arrangiava sui muri grezzi, sulle mura antiche..ora rischi una multa!