Arrampicata

Laura Rogora e l’inaspettato sogno Olimpico

La vedremo il prossimo 21 luglio, allo stadio Olimpico di Tokyo, rappresentare i colori del nostro Paese. Stiamo parlando di Laura Rogora, la prima donna italiana a essersi qualificata all’Olimpiade dove l’arrampicata sarà sport esordiente.

Il pass olimpico l’ha ottenuto a Tolosa, in Francia, dove si sono tenute le prove di combinata. Un giornata di festa sia per la giovane climber sia per l’Italia che, oggi, può vantare due atleti ai giochi Olimpici. A vestire i colori azzurri ci sarà infatti anche Ludovico Fossali che già lo scorso agosto a Hachioji aveva ottenuto l’accesso alla competizione. Questi sono però i giorni Laura, che abbiamo sentito per farci raccontare le prime emozioni di questo nuovo traguardo per la sua carriera in costante crescita.

Laura ti aspettavi la qualifica olimpica?

“Assolutamente no. Sapevo che vincere a Tolosa sarebbe stato difficile e già quando sono riuscita a entrare ero contenta, avevo già raggiunto un grande obiettivo. Ovviamente speravo nelle Olimpiadi, ma sapevo che sarebbe stato veramente difficile arrivare a Tokyo.”

Quando hai realizzato che ce l’avresti potuta fare?

“Dopo la garo boulder ho iniziato a pensare che se fossi riuscita a fare una bella prova nel lead ce l’avrei fatta. È stato un momento significativo e, ovviamente, in quel momento è salita anche l’ansia.” (ride)

Cosa ti aspetti dall’arrampicata olimpiaca pensi che cambierà l’approccio alla disciplina?

“Sicuramente un po’ è già cambiata. Da quando l’arrampicata è stata accostata alle Olimpiadi è diventata più nota e se ne parla di più. Molta gente si è interessata a questo sport. Spero che l’esperienza di Tokyo possa essere d’aiuto per diffonderlo ancora di più e che gli appassionati crescano. Spero che l’esperienza olimpica piaccia e che l’arrampicata possa continuare il suo percorso, magari a Parigi 2024.
Rispetto alla combinata, che è stata un compromesso, spero che si possano separare le discipline.”

Perché?

“Sia per il pubblico, perché è una gara molto lunga, sia per gli atleti. Lavorando sulle discipline separate sei sicuro di vedere i migliori climber in azione e le sfide sono ad alti livelli. Con la combinata, per fare un esempio, rischi di avere un campione speed che si scontra con uno che non è specialista e la gara diventa sbilanciata. Credo sia bello anche per il pubblico vedere gare d’altissimo livello.”

Lasciamo le Olimpiadi per parlare un po’ di te. Come ti sei appassionata all’arrampicata?

“Ho iniziato a scalare grazie a mio papà che è un appassionato. Le prime volte sono state in falesia, poi ho trovato una palestra vicino casa che ho cominciato a frequentare regolarmente. Prima facevo anche ginnastica artistica, poi però ho preferito continuare solo con l’arrampicata perché mi piaceva di più.”

Oltre a piacerti hai dimostrato fin da subito di essere un vero e proprio talento per l’arrampicata, arrivando a toccare il 9a a soli 14 anni…

“Si, in quel periodo era mio papà a portarmi a provare le vie. L’idea di ripetere ‘Grandi Gesti’ a Sperlonga anche è stata sua io non ci avevo mai pensato a un 9a.”

Deve aver preso con grande entusiasmo la tua qualifica a Tokyo 2020…

“Era contentissimo. Sia lui che mamma sono venuti a vedermi di persona a Tolosa, per sostenermi. Mi hanno portato fortuna.”

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