Arrampicata

Come l’arrampicata è diventata sportiva? Da SportRoccia a Tokyo

L’Arrampicata è in crescita, nel mondo e in Italia, così come lo è il suo riconoscimento. Per esempio, in Italia, un’evidenza “nostrana” è che da alcuni anni in base ad un protocollo d’intesa tra il CONI e il Ministero della pubblica istruzione l’arrampicata fa parte del programma dell’ “alfabetizzazione motoria“ delle scuole. Inoltre, si riconoscono sempre più i risultati positivi sulla salute per coloro che praticano questo sport e proliferano gli spazi e le strutture per praticarlo. Si pensi anche che la F.A.S.I., Federazione Arrampicata Sportiva Italiana, nel 2010 ha raggiunto i 15.000 tesserati e le circa 200 società sportive. Il Club Alpino, poi, stima che vi siano più di due milioni di arrampicatori solo in Europa. E nel mondo la crescita è la medesima. Sicuramente il marketing sta cavalcando il fenomeno, e lo amplifica, ma intanto, oggi, l’arrampicata sportiva diventa specialità olimpica. Come ha fatto questo sport ad arrivare a questo punto da quando è iniziato nel 1985 a Bardonecchia? Andiamo per gradi.

Cosa vuol dire arrampicata sportiva

Innanzitutto cosa si intende precisamente per arrampicata sportiva? La definizione più condivisa ritiene che sia sportiva quell’arrampicata che non utilizza mezzi artificiali per la progressione e che viene condotta con scopo agonistico, amatoriale o come educazione motoria. Questa specialità può essere praticata sia su pareti naturali sia su strutture artificiali, su cui i percorsi sono controllati solitamente dalla base. Si utilizza una corda e dei rinvii per la sicurezza e l’incolumità dell’arrampicatore sui percorsi che raggiungo altezze più elevate, mentre su strutture quali i blocchi, le protezioni sono dei materassi posti opportunamente sotto agli atleti. Nel caso dell’utilizzo della corda come strumento di assicurazione, tutte le progressioni che richiedono tiri successivi al primo non sono ritenute arrampicata sportiva ed esulano dalle competenze della F.A.S.I.

Quando l’ “arrampicata” è diventata “sportiva”

L´arrampicata è diventata sport agonistico, con regole, criteri di valutazione e confronti, nel 1985 a Bardonecchia con “SportRoccia”: evento alla sua prima edizione ideato dall’architetto Andrea Mellano e il giornalista Emanuele Cassarà. Il 5 luglio i più abili scalatori si diedero appuntamento in Valle Stretta per stabilire chi era il più forte, annullando i rischi e massimizzando le difficoltà su percorsi tracciati “ad hoc”. La competizione si svolse su falesia e a vincere furono Stefan Glowacz e Catherine Destivelle. Gareggiò anche un giovane Simone Moro agli inizi della sua carriera che lo ha portato poi verso altre specialità legate alla montagna, come ben sappiamo. Dopo aver gareggiato per 5 anni a tutti i livelli, nel 1988 Simone fece parte della nazionale italiana di arrampicata e dal 1992 ne fu allenatore per 4 anni. Nel 1987 intanto arrivò il primo Rock Master, trasmesso in 7 paesi e seguito da 10.000 persone.

Da “SportRoccia” nacque la Federazione Arrampicata Sportiva Italiana, nel 1987 a Torino, e venne riconosciuta dopo pochi anni dal CONI. Anche se contava poche centinaia di iscritti la tessera numero uno portava un nome altisonante: Riccardo Cassin. Dall’altra parte delle Alpi, in Francia in un sobborgo di Lione, si svolgeva intanto la prima gara indoor, ponendo il primo seme che avrebbe portato l’arrampicata anche lontano dalle montagne.

Nel 1988 l’Unione Internazionale Associazioni Alpine (UIAA) riconosce l’arrampicata sportiva e diventa organizzatrice delle competizioni: come nel 1989 la prima coppa del mondo e nel 1991 il primo campionato mondiale a Francoforte. Di nuovo in Italia, nel 1990 la FASI viene riconosciuta dal CONI come Disciplina Sportiva Associata. Risale al 1991 invece l’inserimento della specialità “speed” nel circuito competitivo mentre per il boulder ci vuole ancora qualche anno, il 1998 per l’ esattezza. Sempre nel 1991 si svolge il primo Campionato Mondiale di Arrampicata, che da lì in avanti, avrà cadenza biennale. Nel 1992 si svolge anche la prima edizione del Campionato Europeo, anch’esso ripetuto ogni due anni.

Dopo 22 anni dalla prima gara di Bardonecchia, nel 2007 è nata la IFSC e ancora una volta l’Italia ha un ruolo importante: come presidente viene scelto Marco Scolaris. La IFSC diventa l’organizzatrice ufficiale delle gare di arrampicata sportiva al posto della UIAA, dalla quale si dissocia. Lo stesso anno la Federazione viene riconosciuta provvisoriamente dal Comitato Internazionale Olimpico. Poi a Vancouver, in occasione delle Olimpiadi invernali del 2010, il riconoscimento definitivo e l’inserimento dell’arrampicata sportiva nella lista di quegli sport tra cui ne sarebbe stato scelto uno da inserire nei Giochi Olimpici del 2020 a Tokyo. Nel 2016 la diviene ufficiale.

L’arrampicata sportiva sarà specialità olimpica

Fin dai tempi delle riviste degli anni ’80 post Bardonecchia il tema del riconoscimento dell’arrampicata sportiva come specialità olimpica ha tenuto banco nei salotti e nel mondo dell’arrampicata. Ma del resto era naturale che accadesse perché, se ci si pensa, a differenza di altri sport l’arrampicata incarna molti dei valori dei giochi olimpici: è adatta a tutte le fasce d´età e a tutti i livelli di preparazione atletica, viene praticata in tutto il mondo e da entrambi i sessi, rispecchiando quindi lo “spirito olimpico”. Negli ambienti ufficiali questo riconoscimento è visto molto positivamente perché sarà più facile creare organizzazioni locali, costruire strutture indoor e ottenere i fondi necessari.

L’Arrampicata ci ha messo poco tempo ad imporsi come moda e come stile di vita, con una accelerazione esponenziale negli ultimi anni in particolare, ma quanto di quello stile di vita semplice e in equilibrio con la natura che la contraddistingueva resta oggi, quando alla base di questa disciplina c’è il confronto, spesso diretto, sempre meno con se stessi e sempre di più con gli altri? Resta quindi il contrasto che da sempre si è associato al momento in cui l’arrampicata sarebbe diventata sportiva e sarebbe stata riconosciuta come disciplina olimpica: arrampicata come qualcosa di puro e naturale o uno sport commerciale e di consumo, con i relativi vantaggi e svantaggi di ognuna delle due visioni. Voi che ne pensate?

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2 Commenti

  1. 15000 tesserati? non fatemi ridere. non ci sono nemmeno 500 garisti in tutta Italia. Sono i soliti numeri gonfiati tesserano gente che non ha mai fatto una gara

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