Cronaca

Escursionista scivola e muore lungo il sentiero per il Bivacco Caimi

La traiettoria di caduta segnata in giallo. Foto @ CNSAS FVG

Un escursionista è stato trovato nella notte senza vita dal Soccorso alpino della Val Comelico, assieme al Sagf di Auronzo di Cadore. L’allarme era scattato attorno alle 23 dopo la segnalazione del mancato rientro.

Parlando col gestore della Baita Pian dei Osei, che aveva parlato con lui la mattina verso le 8, e con la figlia dell’uomo, andata a cercare sul computer del padre eventuali destinazioni in montagna in evidenza, i soccorritori hanno capito la sua probabile meta: il Bivacco Caimi, in Valle del Cornon, Campolongo, percorrendo il sentiero numero 334.

Una squadra si è quindi incamminata e dopo una ventina di minuti un soccorritore ha notato le tracce di una scivolata dal sentiero. Attrezzata la calata, i tecnici sono scesi lungo il pendio di neve dura per un centinaio di metri, poi da un salto di 40 per seguire ancora il pendio per altri 50 metri, finché non si sono imbattuti nel corpo senza vita.

Dal momento che il recupero notturno del corpo sarebbe stato impegnativo e rischioso, in accordo con la magistratura, questa mattina l’elicottero del Suem di Pieve di Cadore ha provveduto ad imbarcare la salma, dopo aver caricato a bordo un soccorritore della Val Comelico e uno del Sagf in supporto alle operazioni e per i rilievi del caso. Sbarcati con un verricello di una trentina di metri, i soccorritori hanno affiancato il tecnico di elisoccorso nelle manovre. La salma, ricomposta e imbarellata, è stata poi trasportata a Campolongo e affidata al carro funebre.

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6 Commenti

  1. > i soccorritori hanno capito la sua probabile meta

    Cioè uno va in montagna, in condizioni oltretutto critiche come in questo periodo, e non dice a nessuno il percorso che vuole fare? Pazzesco.

    1. Sono il figlio, prima di fare un qualsiasi commento abbi la decenza di conoscere la persona.
      Pazzesco sei tu e la tua mancanza di rispetto. Senza parole.

  2. Era un caro amico. Era solito andare per i monti e conosceva molto bene pericoli e zone. Non era uno sprovveduto. A volte c’è anche la variabile “sfortuna/caso” che non si può mai controllare.

    1. D’accordo con te, si và in montagna perché si ama quel che si fa’.
      A volte il destino prende il sopravvento sull’esperienza e succedono delle cose spiacevoli.
      Chi rimane ne subisce le conseguenze chi muore, sicuramente non le avrebbe mai volute, ma ha concluso la sua vita facendo una delle cose che più amava.

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