Arrampicata

Alex Honnold e il salvataggio di Emily Harrington su El Cap

“Sembra  proprio che abbiamo avuto un momento di celebrità grazie alla caduta di Emily Harrington. Ma nonostante le buone intenzioni di molti network, la vicenda ha più ombre e profondità di quanto sia stato mostrato”. Questo il commento comparso sul profilo dell’alpinista Adrian Ballinger a seguito dell’annuncio su web e tv della rovinosa caduta su El Capitan della compagna di vita Emily Harrington.

Non ha tutti i torti Adrian. La notizia della caduta è arrivata ed è stata diffusa immediatamente dai media ben prima che ne fossero noti i dettagli. È stata Emily stessa a fornire le prime informazioni, rincuorando i suoi follower di essere malconcia ma in fase di ripresa. Nei primi articoli comparsi su testate americane e internazionali non si fa alcun cenno alle modalità di recupero in parete e di trasporto in ospedale, proprio perché tale dinamica non era stata esplicitata nel suo post, in cui si era limitata a ringraziare tutto il team di amici – Adrian Ballinger, Alex Honnold, Jon Glassberg, Sanni McCandless, Tara Kerzhner e lo YOSAR per essere intervenuti in suo soccorso.

È stato poi Adrian a fornire sui social alcuni particolari dell’intervento, divulgando le immagini di Emily immobilizzata sulla barella alla base di El Capitan, e sottolineando il ruolo chiave di Alex Honnold, che al momento della caduta le faceva sicura. “Alex è rimasto con Em assicurandosi con estrema calma che restasse immobile con la schiena lassù in parete, preparandosi all’evacuazione e raccontandole storie e chiedendole di continuare a parlare nel mentre”, racconta Ballinger. Poche righe, scritte ancora nel pieno dell’emozione per aver temuto il peggio per la “persona più importante della mia vita”.

A chiarire ancor meglio la vicenda è stato lo stesso protagonista di “Free Solo”, che stavolta ha ricoperto il ruolo dell’amico eroe, lontano dalle telecamere e dai copioni già scritti. Lo ha fatto insieme alla Harrington in una intervista rilasciata durante la puntata del mercoledì del programma tv USA “Good Morning America”.

Il racconto di Emily Harrington e Alex Honnold

Emily procedeva in libera lungo la parete, con Alex che le faceva sicura. Quando l’ha vista volare dopo essere salita per circa 15 metri, il climber ha avuto la prontezza di frenarne la caduta tirando la corda e poi l’ha raggiunta.

Emily ha dichiarato alla tv statunitense che, una volta atterrata con la schiena sulla roccia, si è sentita sollevata perché provava dolore, segno che non aveva perso sensibilità. Un bell’esempio di ottimismo.

“Non è stato un momento di panico o di sorpresa. È stato un momento di estrema calma in cui nella mia testa ho pensato ‘OK, sto cadendo’”. E la tranquillità non l’ha abbandonata, tanto da affermare con convinzione che, tempo un paio di settimane, vedrà come si sente e tornerà eventualmente in parete.

Grazie ad Alex e alla corda

“Giusto per essere chiari sull’accaduto, Emily stava arrampicando dotata di una corda. Stava tentando una salita in libera, quindi con l’equipaggiamento di protezione in caso di caduta”, ha spiegato Honnold, spiegando al grande pubblico ancora una volta la differenza tra free solo e free climbing. “Stava quindi cercando di salire solo con mani e piedi, ma io reggevo l’altro capo della corda. Sfortunatamente è scivolata e ha colpito qualcosa durante la caduta ma l’imbracatura l’ha trattenuta come doveva essere”.

Alex non ha visto precisamente cosa sia successo durante la caduta perché era già buio, la frontale di Emily è caduta nel vuoto e lui era intento ad allacciarsi le scarpe per avanzare nel farle sicura. Non saprebbe spiegarsi neanche come mai, una volta atterrata sulla roccia, la Harrington avesse la corda attorno al collo. “Una cosa decisamente inusuale”.

Tra strategia e casualità

Ragionando sulle potenziali cause della caduta, Alex ha tenuto a sottolineare che Emily ha voluto tentare una cosa che nessun’altra donna ha mai tentato prima: la salita in libera in giornata sulla Golden Gate, realizzata prima d’ora solo da tre climber – Tommy Caldwell, Brad Gobright e lo stesso Honnold – che ha richiesto tanta strategia.

Bisogna definire bene il momento della giornata in cui partire, in considerazione del meteo e della stagione. A fine novembre tocca partire ben presto di mattina per terminare la salita prima che cali troppo la temperatura. Nessun errore di pianificazione per certo, ma pura casualità.

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3 Commenti

  1. La descrizione dell’incidente è fuorviante. Sembra quasi da come è narrato il fatto che non era previsto di cadere. Quando si arrampica si cade spesso, certe cadute sono peggio di altre ma è un rischio controllato. Una professionista come la Harington avrà all’attivo migliaia di cadute. Il fatto che si sia fatta così male è strano, mi piacerebbe sapere che cosa è andato storto.

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