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Un team di foche per studiare i cambiamenti climatici in Antartide

Vi siete mai chiesti chi siano gli artefici degli studi nelle profondità delle acque dell’Antartide? Sub iperspecializzati? La risposta è foche di Weddel.

Lo scienziato tedesco Lars Boehme ha coordinato la scorsa primavera un team speciale di ricerca da impiegare in uno studio sul ghiacciaio di Thwaites, nell’Antartide Occidentale. Una squadra appunto di foche, in grado di raggiungere i 610 metri di profondità trattenendo il respiro quasi per un’ora di fila.

Obiettivo dello studio è di tentare di valutare le tempistiche dello scioglimento del Thwaites che comporterebbe un conseguente innalzamento del livello marino, stimato dai modelli elaborati dagli scienziati, attorno ai 3 metri.

Foche e satelliti

Ogni foca è stata dotata di un dispositivo satellitare delle dimensioni di uno smartphone, con il quale raccogliere dati negli abissi antartici, utili a studiare i cambiamenti climatici laddove l’uomo non riesce ad arrivare. Strumentazioni che vengono agganciate alle pellicce, come assicurano i ricercatori, in maniera non invasiva, dopo aver addormentato l’animale, mediante una procedura che dura meno di 20 minuti.

I segnali registrati dalle piccole strumentazioni vengono trasmessi via satellite in Scozia, dove sono prontamente analizzabili. Le condizioni in cui “lavorano” le foche sono decisamente estreme. La temperatura dell’acqua è vicina al punto di congelamento del mare (-1,8°C) e nel corso della notte polare si muovono perennemente al buio.

Un progetto per studiare i cambiamenti climatici in Antartide

Come ha raccontato Boehme al Corriere della Sera, la spedizione si inserisce “nell’ambito dell’International Thwaites Glacier Collaboration (ITGC), il grandioso progetto lanciato lo scorso 30 aprile dalla National Science Foundation (NSF) e dal Natural Environment Research Council (NERC) per studiare il ghiacciaio Thwaites con tecnologie sofisticate. Scienziati di tutto il mondo riuniti per studiare il fondale marino, l’acqua, il ghiaccio, la terra”.

La rompighiaccio con cui la crew ha raggiunto l’Antartide è salpata da Punta Arenas, in Cile, il 29 gennaio 2019. Dopo una settimana circa sono arrivati sul continente antartico per dare inizio alle ricerche.

Il progetto di cui è referente si intitola nello specifico “Tarsan” (Thwaites-Amundsen Regional Survey and Network). Lo scopo principale è di comprendere come l’acqua più calda arrivi nelle profondità del mare di Amundsen, per poi scorrere verso sud in direzione delle piattaforme galleggianti, andando a modificare la velocità di fusione dei ghiacciai, con rischio di un incremento più rapido dell’innalzamento del livello del mare.

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