Trail running

Intervista a Luca Papi. “Il Tor des Glaciers? Una bellissima avventura”

39 anni, papà di un bambino, ha portato a termine il primo Tor des Glaciers posizionandosi al primo posto. Luca Papi non sembrava così provato quando, con il tempo di 134 ore e 10 minuti ha tagliato il traguardo di Courmayeur, lasciando il suo avversario più diretto a circa 20 chilometri da lui.

Con 450 chilometri e 34mila metri di dislivello il Tor des Glaciers è una gara massacrante, ma non per il varesino naturalizzato francese. Dipendente di un grande parco divertimenti parigino abita a 12 chilometri dal lavoro, distanza che percorre di corsa. Un buon allenamento quotidiano di 24 chilometri che rappresenta solo la base di una preparazione ben più importante e strutturata che gli permette di correre e competere in alcuni dei più duri trail al mondo.

 

Luca, il Tor des Glaciers non è il tuo primo trail. Come hai iniziato?

“Sono stato un vigile del fuoco volontario per dieci anni periodo in cui, parallelamente al lavoro, ho cominciato a correre. Per i miei trent’anni mi sono regalato la mezza maratona di Parigi, poi la Cross du Mont-Blanc e ancora il Trail des Aiguilles Rouges. Per finire l’anno mi sono iscritto a una gara da 100 chilometri, ritirandomi dopo 80.

Con la corsa è stato amore a prima vista, soprattutto sulle lunghe distanze, così già l’anno successivo all’esordio ho partecipato a circa una quarantina di corse.”

Hai fatto anche qualche Tor prima di propendere per il trail da oltre 400 chilometri?

“Si, ho partecipato nel 2012 e nel 2015. Nella seconda occasione con una meteo pessima.”

Ti aspettavi il primo posto al Tor des Glaciers?

“Lo sognavo ma sinceramente non pensavo poterci riuscire. Il posto alla fine non lo decido io, ma gli altri. Io ho solo fatto il mio tempo, che è stato il più rapido.” (ride)

Qual è stato il momento più difficile?

“Sicuramente la seconda notte. Nel tratto dopo il rifugio Vieux Crest è stata veramente dura, mi addormentavo in piedi.”

Quello più bello invece?

“Ce ne sono stati tanti. Tutti i momenti di incontro con il personale dei rifugi, con gli spettatori, con i volontari. Sono stati momenti unici. Il migliore di tutti credo sia stata l’incontro con Elvio sotto il rifugio Crête Sèche, in Valpelline, che ha invitato molti corridori a casa sua a mangiare e bere. Un bellissimo momento di convivialità e scambio.”

Tirando un po’ le somme, che impressioni ti ha fatto questo primo Tor des Glaciers?

“Molto bello. Duro, ma fattibile. Sicuramente molto impegnativo. Un formato che mi calza a pennello, una bellissima avventura.”

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