Storia dell'alpinismo

8 anni senza Walter Bonatti

Otto anni fa la montagna perdeva uno dei suoi figli più cari. Walter Bonatti si spegneva solo, a causa di un insensibile cavillo burocratico, nel letto di un ospedale romano. Walter, vigoroso figlio delle Alpi, è andato avanti lasciando il mondo delle terre alte un po’ più vuoto. Lui che era incarnazione di quegli ideali a cui tanto ambiamo quando ci accostiamo alle aspre verticalità montane, a quella montagna che rende tutti migliori, ci ha sorpresi lasciandoci quasi senza guida. Figura esemplare, uomo e alpinista di sani e concreti principi, Bonatti è l’eroe di tutti. È l’avventura fatta uomo, il coraggio di battersi per un ideale, per la verità. È il comune denominatore tra generazioni che si riconoscono nelle sue avventure, nelle sue pene e nelle sue battaglie, nelle sue vittorie e nelle sue sconfitte.

Otto anni fa se n’è andato il re delle Alpi, un alpinista (uno dei più forti di sempre) in grado di trovare il modo per risolvere quel che di irrisolto ancora aveva da offrire l’alpinismo. Come non pensare alla nuova via sul Petit Dru, portata a termine in solitaria tra il 17 e il 22 agosto del 1955. Uno dei più grandi exploit dell’alpinismo, di cui purtroppo oggi non rimane alcuna traccia: il pilastro sud ovest, lungo cui correva la via, è franato nel 2005, sotto il peso dei cambiamenti climatici che oggi stanno trasformando le montagne. Un lungo percorso quello che l’ha visto salire e affrontare le più difficili pareti alpine (e non solo) fino all’inverno del 1965 quando decide che è tempo di dire basta.

C’era vento di cambiamento nell’aria, l’alpinismo si stava trasformando. Non era più esplorazione, non era più un confronto con se stessi e con la montagna. Anche lui inizia a cambiare, a guardare verso il mondo orizzontale dove tanto è ancora da fare, dove ci sono ancora macchie bianche. Prima di dedicarsi a questo nuovo modo di concepire l’avventura Walter si concede ancora un momento di profondo e intimo contatto con la montagna: sulla nord del Cervino per una nuova via, d’inverno, da solo.

Con lui se n’è andato l’ultimo vero testimone di un’epoca che è già storia. Una storia eroica fatta di vittorie, conquiste e tragedie a occupare le prime pagine dei giornali e a riempire i cuori delle genti. La sua vita ci insegna che quel mondo verticale non eleva a sani principi, è quel che si ha dentro a farlo, è l’animo umano a spingere in quella direzione. Le pareti sono solo mastodontiche muraglie senza anima, direbbe lui. È l’uomo a dar loro un valore etico e morale. Walter è la verità che l’ha tormentato per tutta la vita, è l’avventura che sognano i ragazzini, e l’icona che accompagna chi sale su per gli irti pendii montani, è la purezza d’animo di chi si batte per un’ingiustizia, è l’intervista mai fatta.

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8 Commenti

  1. Il Romantico della Montagna.
    Ciao Walter, non ti ho mai conosciuto di persona purtroppo, ma le tue bellissime riflessioni sulla montagna e sull’uomo vivranno in me fino alla fine. Riposa in pace.

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