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Kilian Jornet: “Correre ad alta quota è una forma di alpinismo. Mai dimenticare i rischi!”

Correre ad alta quota è da considerarsi una forma di alpinismo leggero piuttosto che di trail running. Una attività il cui rischio non va mai sottovalutato. Questo il messaggio che Kilian Jornet ha lanciato ai tanti follower che seguono la sua quotidianità e le sue imprese in quota sui canali social.

Lo skyrunner spagnolo dimostra di saper svolgere bene il suo ruolo da influencer, associando a magnifiche immagini dei paesaggi attraversati durante le sue corse, insegnamenti importanti che col potere del web possono raggiungere ogni angolo del mondo.

“Anche se salgo su vette quali il Monte Bianco o il Cervino come parte del mio allenamento, è importante non dimenticare mai i rischi associati a questo genere di attività e all’ambiente alpino”, scrive a corredo di alcuni scatti sul Monte Bianco.

Quando corriamo su terreni alpini è come arrampicare in autoassicurazione. Il più piccolo errore può comportare le conseguenze peggiori. Per questo motivo per arrampicare in tali ambienti abbiamo bisogno sempre di inserire un grande margine di sicurezza. Quando decido di salire su una montagna, considero sempre 3 punti:

  1. Com’è la montagna che voglio salire? Le difficoltà tecniche, i rischi, il percorso…come sono le condizioni, le previsioni meteo, cose che evolvono e cambiano giornalmente. Se c’è un minimo dubbio io suggerisco di non andarci leggeri, ma di portarci appresso qualcuno che abbia una certa esperienza (una guida, un mentore) piuttosto che andare da soli.
  2. Chi siamo? Le nostre capacità tecniche, fisiche, la propria esperienza e conoscenza. Dove si posizionano il nostro limite e la nostra “zona comfort”. Non è che se uno ha salito un 7a una volta allora quello è il livello da considerare. Non è che se una volta siamo saliti in vetta allora sappiamo tutto di quella montagna. Le condizioni cambiano e noi anche. È importante non sovrastimarsi poiché non sappiamo mai se ci sarà una seconda possibilità.
  3. Preparazione. Che equipaggiamento tocca portarsi? Che fare se qualcosa va storto? Quando pianifichiamo una attività è importante pensare agli scenari peggiori e capire se avremmo, in tali casi, le capacità di uscirne sani e salvi. È importante creare un margine ampio di sicurezza (nel senso di portare più attrezzatura del necessario o in termini di difficoltà…) così da essere  in grado di avere un certo controllo qualora accada qualcosa di inatteso (e capita sempre…).

Dal momento che scaliamo le montagne per divertirci, è importante una corretta formazione di noi stessi e sentirci bene, nella nostra zona comfort, per godere il più a lungo possibile delle esperienze che viviamo. Imparate col supporto di un club alpino, delle guide di montagna, di associazioni. Pianificate le vostre attività pensando a tutti gli esiti possibili e, se avete qualche dubbio, giratevi, tornate indietro. La montagna sarà sempre lì”.

Il ruolo dei social nella sicurezza in montagna

Sono parole che fanno bene quelle di Kilian, soprattutto in un periodo storico in cui l’approccio superficiale alla montagna sta diventando una problematica piuttosto diffusa. I dati del Corpo nazionale di soccorso alpino e speleologico relativi al 2018 parlano di ben 9.554 interventi. La prima causa di incidenti risultano essere cadute o scivolate (4.440 casi, il 46,5%), ma la seconda è proprio l’incapacità (2.411 casi, il 25,2%).

Con il  termine di “incapacità” si intende una mancanza di preparazione adeguata, in termini fisici e tecnici. O anche superficialità nella valutazione della lunghezza, difficoltà e tempi di percorrenza di un itinerario. Il weekend di Ferragosto è stato esemplare in tal senso. Sono sempre di più i provetti escursionisti, gli alpinisti in erba, i ciclisti che in sella a una e-bike si spingono ove non sarebbero mai andati con una bici normale.

E il problema, come sottolineato dal Soccorso Alpino, risiede anche nei social. Un veicolo potente di esempi da emulare e di disinformazione. Kilian ci mostra in tal senso un esempio in controtendenza.

L’invito recentemente diffuso dal Soccorso Alpino è proprio di non utilizzare i social come primaria o assoluta  fonte di informazioni in merito a un itinerario che si vuole percorrere. Magari per valutarne difficoltà, condizioni meteo o della neve e del terreno. Ma di fare riferimento a bollettini ufficiali e chiedere informazioni a personale esperto.

 

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