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“La mia sfida From Zero To Monte Bianco”. Quattro avventure ispirate da Nico Valsesia

Raffaele Dalle Fratte, Massimo Pascale, Alessandro Forni e Nicolas Locori sono quattro ragazzi che, all’insaputa l’uno dell’altro, hanno progettato per questa estate una sfida “From Zero To Monte Bianco”. In sella alle loro bici hanno deciso di partire da quota mare in direzione della vetta più alta della catena alpina. Quattro avventure differenti, accomunate da una sola fonte di ispirazione: l’appassionato di endurance Nico Valsesia.

Partito in sella alla sua bici dalla spiaggia di Genova Voltri il 14 luglio del 2013 alle ore 15:45:38, Nico ha toccato la vetta del Bianco alle ore 8:21:31 del 15 luglio. 316 chilometri e 4.807 metri di dislivello affrontati in 16 ore, 35 minuti e 52 secondi. Tempo che lo ha portato a stabilire il nuovo record mondiale di massimo dislivello attivo nelle 24 ore.

Per farci raccontare le loro imprese e scoprire come siano nate, abbiamo deciso di riunire i 4 ragazzi come una vera squadra, realizzando una intervista in parallelo. Ciò che non sanno è che, nel nostro salotto virtuale, abbiamo invitato anche Nico Valsesia.

Prima domanda: chi sei nella vita di tutti i giorni?

Raffaele Dalle Fratte: “Ho 29 anni, vivo a Morazzone (VA) e sono un campionatore ambientale”.

Massimo Pascale: “Ho 34 anni, vivo ad Arezzo e nella vita quotidiana sono un operaio, ma prima di tutto marito e padre”.

Alessandro Forni: “Ho 39 anni, vivo a San Vito, frazione di Pergine Valsugana (TN) e lavoro come macchinista nella ferrovia Trento-Malè”.

Nicolas Locori: “Ho 37 anni, vivo a Lerici (SP) e sono un consulente hairstylist”.

Ci racconti la tua sfida “From Zero to Monte Bianco”?

Raffaele Dalle Fratte: “Sabato 13 luglio sono partito dalla spiaggia di Genova Voltri a mezzogiorno e ho pedalato fino in fondo alla Val Veny, raggiunta verso le 22:30 con qualche pausa. Il tempo di cambiarmi e mi sono diretto al Rifugio Gonnella, raggiunto alle 2:30 del mattino. Lì mi aspettavano degli amici con la mia attrezzatura. Siamo partiti subito per la salita del Monte Bianco e alle 9 del mattino eravamo in vetta. 21 ore totali”.

Massimo Pascale: “Sono partito il 13 luglio da Arezzo, il mio ‘Zero’ personale. Ho percorso 640 km in bici con quasi 5.000 metri dislivello fino a Courmayeur. Contavo di salire al rifugio Gonnella e poi in vetta chiudendo il giro in 72 ore. Ma il maltempo ha costretto me e Denis Trento, la mia guida, a posticipare. Alla fine ho impiegato 96 ore. Ma poco mi importa, è stata una emozione grandissima”.

Alessandro Forni: “Il 1 agosto partirò dalla spiaggia di Genova Voltri e seguirò il medesimo percorso affrontato da Nico fino in vetta, cercando di battere il suo record. Non sarà facile impiegare meno di 16 ore e mezza. Sarà una sfida al limite anche perché non ho fatto periodi di acclimatamento in quota, causa lavoro e meteo inclemente. Sono fiducioso ma se non dovessi riuscire a battere il suo record sarei comunque felice di arrivare in vetta”.

Nicolas Locori: “Il 19 agosto partirò dal mare, da Porto Venere (SP). 8 km a nuoto fino a Lerici e da lì circa 420 km in bici fino a Courmayeur. Una volta arrivato al cospetto del Bianco non salirò in vetta ma ci girerò intorno, correndo per 150/170 km. Per poter lasciare alle persone che amo un ricordo di questa esperienza, in particolare per mia figlia, ho creato una piccola squadra di ragazzi, tra cui un videomaker eccellente, che mi seguirà. Spero di completare il percorso in 80 ore, meteo permettendo”.

Come è nata l’idea di cimentarti in una simile avventura?

Raffaele Dalle Fratte: “Sono appassionato di alpinismo da quando avevo 18 anni. Negli ultimi anni, dopo essermi avvicinato al ciclismo, ho unito le due discipline, iniziando inevitabilmente a pensare a una sfida stile Nico Valsesia. Ho iniziato con un giro “abbastanza breve” nel 2016: Genova-Monte Rosa. Nel novembre 2016 Nico era dalle mie parti per una serata e sono andato a conoscerlo. Quando gli ho detto del Rosa mi fa: ‘E allora adesso devi battere il record del Bianco’. Al record non avrei mai puntato ma ho preso fiducia e sono partito, senza dire niente a nessuno a parte i miei familiari”.

Massimo Pascale: “Ero alla ricerca di qualche suggerimento per un’avventura in bici e banalmente sono andato su Google. Subito mi è venuto fuori il nome di Nico. Lì è scattata l’idea di provare il Bianco e l’ho contattato per farmi consigliare una bici idonea. Sapendo tra l’altro che avesse un negozio di bici mi son detto: ‘Perché non comprarla da lui così me la faccio autografare?’. Così sono andato a trovarlo, tornando a casa con una bici non solo autografata, ma che un paio di volte aveva usato anche lui. Inutile dire che per me abbia un valore magico”.

Alessandro Forni: “Mi sono appassionato oltre 10 anni fa a sfide contro il tempo con grandi dislivelli. Nasco ciclista, ho conquistato anche dei record di dislivello in 24 ore tra il 2000 (16.036 m, ndr) e il 2002 (17.612 m, ndr). Poi ho iniziato ad associare bici e scialpinismo. Il Monte Bianco me lo sono posto come ultimo step di questo percorso. Ho cercato di seguire il medesimo iter di Nico, banalmente partire leggeri con un team che ti porti il materiale, o il record non lo fai! Ho un amico che mi seguirà con un furgone e altri amici che dalla Val Veny mi accompagneranno in vetta.

Una volta organizzato il tutto ho deciso di informare Nico. E mi ha subito risposto. Devo ammettere che avevo un certo timore di contattarlo, perché è un personaggio che può essere visto un po’ come una star. Che poi star non è perché, anche sui social, lui è se stesso e le star non fanno le fatiche che fa lui”.

Nicolas Locori: “Abitando in una città di mare nasco nuotatore e runner. Alla bici mi sono avvicinato più tardi per degli infortuni che mi hanno costretto a uno stop nella corsa. Sommando il tutto mi sono ritrovato a fare triathlon e ho iniziato a prepararmi per un iron man. Proprio nei giorni in cui sarei dovuto partire per questa gara cui ho dovuto rinunciare, esco di casa e vedo arrivare Nico. Non ci conoscevamo – o meglio lui non conosceva me – io avevo letto il suo libro e seguito ogni sua sfida. Sono corso a presentarmi e ci siamo fatti circa 60 chilometri insieme in bici. Lui ne aveva da fare giusto 400 per arrivare a casa, di rientro da una gara in cui era stato squalificato.

Manco a dirlo sono tornato a casa e ho iniziato a progettare questa impresa in solitaria. Quando gliel’ho comunicato mi ha risposto: ‘Fallo, fallo da solo, fa’ ciò che vuoi'”. 

Pensi già a una nuova sfida?

Raffaele Dalle Fratte: “Mi piacerebbe ideare un progetto similare ma magari una sfida più complicata a livello alpinistico”.

Massimo Pascale: “Ho già voglia di ripartire”.

Alessandro Forni: “No, una cosa alla volta! Se ci fossero problemi oggettivi (meteo, salute non al 100%) potrei pensare di darmi una seconda chance nel 2020. Se invece capissi che è troppo dura per me, sarà stato bello provarci”.

Nicolas Locori: “Anche più di una sola sfida. Idee ci sono, anche troppe!”

Nico, tocca a te. Per questi ragazzi sei una fonte di ispirazione e un punto di riferimento. Come ci si sente a rivestire un ruolo simile?

“Prima di tutto mi dispiace tanto di essere stato la loro fonte di ispirazione – (ride) – Secondo me non è mica un bene! Mi tocca pertanto chiedergli scusa. Ovviamente mi fa piacere, ma qui sono loro quelli forti. Se fossi in loro comunque non vorrei essere ispirato da uno come me, più in generale da un atleta.

Da ragazzino ho avuto una fase in cui mi sono appassionato a qualche personaggio sportivo, nel periodo in cui sognavo di diventare un campione di sci. Un esempio è Marc Girardelli, perché lui diceva che per raggiungere i suoi traguardi doveva faticare, allenarsi 10 volte più di un Alberto Tomba, dotato invece di abilità innate. Crescendo ho iniziato a guardare con ammirazione altre tipologie di personaggi, come Gino Strada, un uomo che si impegna per l’umanità. Se rinascessi vorrei essere uno così. O una rockstar”.

Anche nella tua esperienza personale, in particolare per il Monte Bianco, c’è stato un personaggio chiave cui ti sei ispirato?

“Da piccolo leggevo la rivista ‘No limits’ e guardavo ammirato quelle avventure tra cielo e terra, dai lanci in paracadute di Patrick de Gayardon alla RAAM, senza sapere ancora che fosse una gara. Un giorno lessi del record Genova-Monte Bianco di Marino Giacometti, che nel 1997 impiegò 23 ore, e mi colpì il fatto che avesse unito insieme le mie passioni: il ciclismo e la montagna. Questa informazione è rimasta lì nella mente. Poi dopo anni, a seguito di un infortunio al piede che mi impediva di correre, dovendo trovare qualche attività alternativa da poter svolgere, mi sono comprato una canoa. Poi ho pensato di sperimentare il paracadute e, nel mentre, quella idea è tornata a galla. Così ho deciso di cimentarmi in una sfida in cui la corsa non fosse un elemento importante, ed è nata la mia avventura ‘From Zero to Monte Bianco’.

Da lì sono iniziate le mie tante sfide in bici, vissute come viaggi più che come ricerca di un record. Con la bici puoi andare ovunque e i paesaggi che attraversi li vivi, non li guardi da un finestrino. E le popolazioni locali, vedendoti faticare sulle tue gambe, ti rispettano, ti aiutano. Hai la velocità giusta per vivere in maniera profonda la realtà. Io mi sento un viaggiatore, ho davvero problemi con chi mi definisce campione di endurance o record man”.

Cosa vogliamo dire a questi 4 sognatori?

“Continuate così. Continuate a cimentarvi in nuove sfide spinti dalla passione, per il piacere di voler portare a termine qualcosa. Senza pensare necessariamente che debba diventare un record. E non aspettatevi che queste avventure possano diventare un lavoro. Non solo perché è difficile riuscirci ma perché si rischia in quel momento di perdere la propria passione”.

 

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