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Grande K2! Ha resistito e… resiste

Resiste all’assalto dei 179 iscritti al tentativo alla vetta (poi rimasti in 125) organizzato per quest’anno dalle spedizioni commerciali.

Tutti a casa. Lo hanno deciso i vari Sherpa che anche quest’anno rinunciano a portare i loro clienti oltre il campo 4 e il “Collo di Bottiglia”, il passaggio obbligato attorno a 8300 metri.

L’immagine del seracco che lo sovrasta, una ottantina di metri di ghiaccio strapiombante e incombente, sono particolarmente allarmanti e le due valanghe, seppur di “neve soffice”, venute giù nei giorni scorsi che hanno investito sette persone hanno scoraggiato gli operai nepalesi dall’andare avanti ad attrezzare la traccia fino agli 8611 metri della vetta.

C’è ancora un nepalese in corsa: Nirmal Purja. Sta raggiungendo i campi base del K2 e del Broad Peak dopo aver salito nove ottomila (mancano Manaslu, Cho Oyu e Sishapangma). Rigorosamente con ossigeno (meno il Dahulagiri). Mi chiedo chi glielo fa fare di impiegare tutte queste energie e tutta questa fatica per un record viziato e “imbruttito”, scriverebbero i meravigliosi web-comici milanesi, dall’uso dell’ossigeno supplementare. Marketing personale? Credo di sì, anche se spero che lui stia “onestamente” pensando di fare una gran cosa. Anche perché l’impegno, la fatica e il lavoro che ci mette è vero.

Ci sono poi 3 alpinisti “no ossigeno” che non hanno ancora gettato la spugna: Carla Perez, Adrian Ballinger e Esteban Mena. Hanno in animo di tentare a fine luglio, statisticamente il periodo più propizio dal punto di vista meteorologico, e quindi possono ancora giocarsi la loro chance. Essere rimasti soli sulla montagna e aver scelto di affrontarla “lealmente”, se non altro dal punto di vista respiratorio, rende la loro sfida interessante alpinisticamente, nulla di nuovo, per carità, ma la dignità alpinistica e sportiva è perlomeno salva. Tifiamo per loro.

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