Alpinismo

Pakistan – Tarcisio Bellò: “Non una semplice valanga. Stiamo bene. Fa più male la perdita di Imtiaz delle fratture”

Tarcisio Bellò, i suoi tre compagni di spedizione italiani Luca Morellato, David Bergamin e Tino Toldo e le pakistane Nadeema, Shakeela sono arrivati all’ospedale di Gilgit.

Siamo riusciti a contattare telefonicamente il capospedizione che, nonostante la tragedia appena vissuta, ha esordito con un rincuorante “Stiamo bene!“.

Qui all’ospedale militare ci stanno rivoltando come calzini” – ci dice, sottolineando le attenzioni del personale medico – “Io ho una frattura alla caviglia, il polso un po’ dolente e tutti quanti siamo abbastanza pieni di ematomi. È un miracolo se siamo qui“.

Quella cui si sono trovati di fronte, a detta di Bellò, è stato “qualcos’altro, non una semplice slavina”.

Frequento da anni l’Hindu Kush, non sono un esperto ma qualcosa di neve ne capisco. E non è stato un fenomeno normale, è venuto giù un fronte di 300 metri. Prima che la montagna iniziasse a vibrare, quello che stavamo affrontando era un pendio. Al termine del movimento era diventato una parete. Credo che si siano staccati dei grandi seracchi, sotto la neve, e la caduta di strutture così grandi ha scosso tutta la montagna“.

Al momento del distacco il team era a poche ore dalla vetta e fortunatamente aveva con sè il satellitare, che ha consentito di dare l’allarme e di tranquillizzare le famiglie a casa.

Finalmente in salvo, per gli alpinisti è il momento del riposo e delle riflessioni.

“Stiamo bene. Fa più male la perdita di Imtiaz delle fratture” – ci confida – “questo è il mio pensiero più doloroso al momento. Imtiaz era un amico e avevamo in mente di portare avanti i nostri progetti qui in Pakistan, con lo scopo di portare in queste terre una corretta formazione alpinistica. Sono già 10 anni che siamo attivi sul territorio, abbiamo costruito un acquedotto e messo su il Centro Alpinistico “Cristina Castagna” nel villaggio di Gothulti”.

Un’idea, quella del Centro Alpinistico, nata nel luglio 2009, a seguito della morte della Castagna in discesa dal Broad Peak, con la prospettiva di aiutare lo sviluppo turistico dell’area. Una struttura dotata di numerosi spazi destinati alla comunità di Gothulti, dal dispensario farmaceutico alla lavanderia, con aree destinate a iniziative conviviali, in cui accogliere alpinisti e viaggiatori.

“Questo incidente pare un controsenso. Insomma, vengo qui a voler insegnare le tecniche alpinistiche ai pakistani e poi ci ritroviamo sotto una valanga! Purtroppo parliamo di dinamiche imprevedibili e spero che, nonostante tutto, ci sia ancora spazio per i nostri progetti, quelli appunto cui Imtiaz teneva tanto. Il primo pensiero che ho al momento è di cercare di avviare quanto prima una raccolta fondi per la sua famiglia“. 

Il corpo della guida pakistana è al momento ancora sul sito della valanga, a quota 5.000 m circa.

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