Hansjörg Auer racconta il suo Lupghar Sar West
È passato quasi un mese da quando l’alpinista austriaco Hansjörg Auer ha scalato in solitaria la parete ovest del Lupghar Sar West (7.181 m), un poco frequentato settemila del Karakorum. Da allora l’alpinista è stato molto parsimonioso nel fornire informazioni sulla sua impresa. Finché, nei giorni scorsi, è stata finalmente rilasciata un’intervista a Stefan Nestler, che sul suo blog Adventure Sports riporta le impressioni dell’alpinista sulla scalata.
La salita si è svolta senza intoppi e molto rapidamente tant’è che l’annuncio di vetta è arrivato già l’8 luglio, circa due settimane dopo il suo arrivo al campo base e dopo due giorni di scalata sulla parete.
Per Auer questa scalata è stata una grande scommessa. Si trattava infatti della prima volta in altissima quota. Per questo già durante la fase di acclimatazione l’austriaco scriveva sulla sua pagina Facebook: “Ho avuto un primo assaggio di cosa significa stare da solo in altitudine“. Ora invece, a impresa compiuta, confida a Nestler che la salita è stata “un’esperienza meno emozionante di quelle a cui sono abituato” anche se l’essere solo ha reso il tutto “molto intenso e, a tratti molto più emozionante, perché sei solo e hai la necessità di farcela in qualche modo. […] Non si trattava tanto di scalare una via difficile – ammette – quanto di stare da soli“. L’alpinista spiega che per lui l’esperienza in solitaria è sempre differente da quelle in team o in cordata.”Devi farcela da solo“, ribadisce lapidario.
La via scelta per la salita è un percorso di misto che attraversa un couloir e diversi tratti di ghiaccio fino alla cresta Nord-Ovest, intorno ai 6.900 metri, per poi seguire il crinale fino alla vetta. Una via scelta seguendo la sua “voce interiore”, afferma Auer che aveva “in mente due linee lungo la parte sinistra della parete”.
Interrogato sulla difficoltà da lui percepita dell’ascesa, Auer confida di non essersi trovato troppo in affanno e di aver invece pensato di poterla completare con un’unico sforzo continuato: “Avevo già pensato che sarebbe stato possibile scalare il muro senza sosta, ma poiché la meteo non era stabile temevo che una tempesta di neve avrebbe potuto sorprendermi sulla cresta, quindi ho preso la tenda con me“.
Dall’intervista risulta quindi come le difficoltà incontrate dall’alpinista siano state più sul piano dell’approccio mentale alla scalata in solitaria, che su quello tecnico della sua esecuzione. L’incertezza circa la riuscita dell’impresa, confessa, l’ha colto in qualche occasione, ma la sua esperienza e la sua forza di volontà l’hanno sostenuto fino alla fine. “Il percorso sulla parete non è stato difficile come le vie che possono essere scalate da una squadra” ammette. L’unico problema che Auer ha incontrato durante la progressione è stato quando “a un certo punto un ponte di neve si è rotto e sono scivolato a 50 metri di profondità, ma non è successo niente perché la neve era morbida. Alla fine, tutto è andato bene“.
Infine, interrogato sui suoi piani attuali e futuri, Auer dice di avere tante idee per salite in solitaria, ma deve sentire che è il momento giusto senza imporsi delle pressioni. Per questo motivo al momento non può parlare di idee concrete, l’unica cosa certa è che rimarrà fedele alle vie tecniche in alta quota.
Un’ultima bella domanda di Nestler interroga l’alpinista riguardo la possibilità di rivederlo legato a una cordata. Domanda a cui Auer risponde dicendo che “affrontare nuove vie su montagne molto alte in cordata è sicuramente stimolante perché in tali situazioni puoi spingere i limiti tecnici molto più in là”.
Il curriculum di questo alpinista è qualcosa da fuori di testa. Una qualunque delle sue migliori salite da sola varrebbero l’appellativo di fuoriclasse.
Inoltre dimostra una grande onestà e serietà nel descrivere la salita inquadrandola nella giusta prospettiva senza incensamenti inutili; altri, anche solo per rendere più commerciale l’impresa, l’avrebbero menata descrivendola come una salita eccezionale (cosa che comunque è!); la grandezza dei migliori si vede anche dall’umiltà con la quale si mostrano.
Lui e i migliori non ci pensano neppure a prendere i megafoni. nessun grande lo fa. noi abbiamo il valdostano il valtellinese e il bergamasco, la spagna ha il basco, fulgidi esempi di spacciare pirite per oro. Auer non aveva neppure detto del pesce in free solo lo videro per caso.