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Danilo Callegari si prepara per la sua Antartide

Dovrei partire dall’Italia intorno al 20 ottobre 2018” ci racconta Danilo Callegari, l’avventuriero friulano che ha da poco reso pubblico il suo nuovo progetto: Antarctica extreme.

I numeri di questa esperienza li abbiamo già dati, quello che ci interessa oggi è capire cosa ci sia dietro a questo progetto, quanta preparazione e quali obiettivi voglia portare a termine l’uomo che per missione, scrive, cerca di fondere in un’unica grande avventura aria, terra e acqua.

Dopo la partenza dall’Italia lascerò il sud America il primo novembre con un volo che dovrebbe portarmi in Antartide” prosegue. “Dico dovrebbe perché la data del volo sarà ovviamente influenzata dalle condizioni di atterraggio in Antartide, sulla pista di Union Glaciers”. Una volta arrivato qui non sono però finiti i trasferimenti aerei perché “con un piccolo velivolo a elica mi sposterò verso la banchisa di Weddell da cui inizierò il mio percorso verso il Polo Sud geografico“. Un lungo itinerario di circa 1300 chilometri attraverso uno degli ambienti più desolati ed estremi del pianeta. Un’affascinante traversata realizzata in totale autosufficienza che impegnerà l’italiano per più di un mese.

Spero di riuscire ad arrivare al Polo Sud geografico entro capodanno. Vorrei quindi completare la marcia nell’arco di 60 giorni” così da portare a casa la prima parte del progetto nel decimo anno di “attività avventuriera” di Danilo e negli anniversari di alcune importanti aziende come Grivel, Land Rover e La Sportiva spiega. Conoscendo però la variabilità delle condizioni “mi sono posto come dead line massima il 3, 4 di gennaio. Per l’8 vorrei essere al campo base del Monte Vinson (4892 metri) che vorrei salire e scendere in un’unica tirata, senza soste. Per questo però sto aspettando conferma dall’agenzia”.

Conferma dall’agenzia?

Si, perché l’Antartide sarà pur un luogo che non appartiene a nessuno, ma esiste un’agenzia americana che ha la responsabilità di voli, trasporti e logistica per privati che desiderano approdare sul territorio antartico. Essenzialmente si occupano principalmente di trasportare alpinisti e avventurieri però pongono dei vincoli. Infatti, dovendoti garantire assistenza e recupero in caso di emergenza, applicano alcune regole a cui è necessario attenersi. Ad esempio indicano le finestre in cui si possono effettuare le scalate e applicano tutta una serie di vincoli a cui bisogna sottostare, ed è anche giusto.

Grazie per la spiegazione. Toglici però una curiosità: come arriverai ai piedi del Vinson?

Una volta arrivato al Polo Sud geografico verrò prelevato da un aeroplano che mi porterà nell’area del Vinson dalla quale mi paracaduterò ai piedi della montagna. Dopodiché inizierò la scalata.

Da cosa nasce Antarctica Extreme?

Si tratta della continuazione del progetto Seven Summits. Adesso ci sarà l’Antartide poi vorrei proseguire in modo continuativo questo progetto per portarlo a termine. Infatti, dopo l’Antartide vorrei ripartire quasi subito in direzione dell’Oceania.

https://www.facebook.com/callegaridanilo/videos/1875771709108030/

Non solo Seven Summits…

Quello che sto cercando di realizzare è qualcosa che fino ad ora non è mai stato realizzato da nessuno. Si tratta di un macroprogetto che mira a creare l’avventura dentro l’avventura.

Dopo Europa, Africa e Sud America ora tocca all’Antartide e qui ci potrebbe essere una prima italiana assoluta. Sarei infatti il primo italiano a raggiungere il Polo Sud geografico in solitaria e in completa autosufficienza. In più sarebbe una prima mondiale nel momento in cui dovessi raggiungere il Polo Sud, riuscire nella scalata della cima più alta d’Antartide e portare a termine il lancio con il paracadute.

Come ti stai preparando per questa spedizione?

Nel periodo invernale ho fatto molto scialpinismo e traino slitta. Mi sono allenato molto in Val di Fiemme e ho fatto molta palestra per rafforzare alcune fasce muscolari maggiormente soggette a sforzo.

Ora, con l’arrivo dell’estate, inizierò a fare molta corsa in montagna al posto dello scialpinismo e anche la slitta sarà sostituita con il traino dei copertoni su per le piste d’erba o per i sentieri di montagna.

Tra pochi giorni invece partirò per il ghiacciaio Vatnajökull, il più grande d’Europa, che ho già attraversato in passato. Ci tornerò per il “grande ambientamento artico”. Un periodo di 15, 20 giorni per testare i materiali e l’alimentazione. Test che farò cimentandomi in un percorso di 200, 300km trainando una slitta da 80, 90 chili.

A livello psicologico invece?

Non seguo una preparazione. Sono super carico per l’avventura che mi aspetta.

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3 Commenti

  1. Spunto dal fimato.Le strade forestali…non sono da escludere per uno slow ski.Scommetto che ci sono zone mai frequentate, a portata di gambe , con auto parcheggiata in paese.Per la slitta c’e’ molto fai da te alla voce “pulka”.
    Magari ci si porta tendina e sacco a pelo e dotazioni e si pernotta, guardie di parco permettendo…hanno occhio ovunque e pure binocoli…con diverse divise e berretti a seconda dell’ente che le paga.

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