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Un titolo “sofferto fino all’ultima discesa”, intervista a Simone Origone

A trentotto anni Simone Origone si conferma lo sciatore più veloce al mondo portandosi a casa la sua decima coppa. Un titolo “sofferto fino all’ultima discesa con un finale thriller perché ad Andorra la gare erano in condizioni estreme” ci racconta il valdostano che, appena rientrato, senza neanche prendersi un giorno di riposo per godersi la vittoria, è tornato sulle piste di casa dov’è maestro di sci.

Come sono state queste ultime discese?

Difficili. Già alla prima gara c’era vento e sono riuscito a portarla a casa per i capelli. Alla seconda invece la situazione era ancora più complessa. Nella notte aveva nevicato un misto di neve e sabbia del Sahara creando delle condizioni stranissime.

Cos’hai fatto allora?

Con mio fratello abbiamo pensato di aggiungere un prodotto alla sciolina, ma abbiamo sbagliato. Pensavamo che sarebbe potuto andare meglio in quelle condizioni, invece no. Quando sono arrivato in fondo ero terzo ed ero convinto che fosse finita, poi l’austriaco ha fatto peggio di me e li ho capito che avevo vinto.

Cosa significa avere 10 coppe del mondo?

Alla fine uno può dire, 9 o 10… solo una in più. La realtà è che la cifra tonda la vivi come qualcosa di molto più intenso. Potrebbe anche essere l’ultima, non si sa ancora cosa succederà in futuro.

Molti ti hanno paragonato a Valentino Rossi…

Si, ma è chiaro che i nostri sono due mondi molto diversi. Io sto nel mio e lui nel suo. È normale però che avendo lo stesso numero di mondiali (prima di questa vittoria di Simone, nda), la stessa età e che qualcuno nel mio mondo mi chiama il professore alla fine il paragone esce fuori.

Io stesso mi sentivo un po’ nella stessa situazione. Ad un certo punto ti viene anche la paura per la decima coppa… temi quasi che non possa arrivare.

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