AlpinismoStoria dell'alpinismo

I “vecchi” Ragni ci ricordano la loro avventura al Cerro Riso Patron nel 1988

Sono 900 metri di via, con due tiri molti difficili su ghiaccio. Dalle poche comunicazioni che abbiamo potuto avere con loro sappiamo che è una via di ghiaccio che arriva alla cima Sud.” commenta al telefono Fabio Palma riferendosi all’incredibile nuovo risultato di Matteo Della Bordella e del suo compagno svizzero Silvan Schüpbach sul Cerro Riso Patron.

Quasi un viaggio sulle orme dei pionieri in una delle aree più remote del pianeta. Isolata, richiede giorni di avvicinamento. Oggi come trent’anni fa, quando a muoversi in quelle terre patagoniche erano sempre i Ragni di Lecco. Una squadra capitanata da Casimiro Ferrari, il “capo indiscusso” ci spiega Egidio Spreafico che per primo arrivò in vetta al Cerro Riso Patron Centrale con Bruno Lombardini e Casimiro Ferrari nel 1988.

Loro sono saliti sulla cima Sud, noi sulla Centrale” aggiunge ancora svelandoci poi qualche dettaglio sulla morfologia di questa montagna all’estremo sud del continente sudamericano. “La montagna ha tre cime, la Nord, la Centrale e la Sud. Quella Centrale è la più alta e ha più roccia, la Sud invece ha molto più ghiaccio”.

Abbiamo impiegato tre giorni per salire e scendere” spiega Bruno Lombardini. “Siamo saliti lungo una bella parete. Ricordo che c’era anche uno spigolo interessante su cui si erano cimentati i Ragni quattro anni fa, ma non ce l’hanno fatta. Di lì sono poi passati dei francesi nel 2015 o 2016”.

Non sono molte le spedizioni che hanno interessato questa parte di mondo. “Dopo di noi sarà passata una manciata di persone” racconta Giuliano Maresi, anche lui partecipante alla spedizione dell’88. “È impressionante pensare a cosa c’è ancora da fare su quelle montagne, a partire da cose estremamente elementari: è pieno zeppo di cime vergini”. Un quasi inesplorato terreno di gioco che non si è fatto scappare il più celebre tra i Ragni di Lecco (di cui attendiamo il rientro per poterlo intervistare). “Un territorio magnifico” secondo Maresi. “Un’esperienza che mi ha fatto rivivere i tempi delle esplorazioni di De Agostini. All’epoca non c’erano i GPS, non avevamo i satellitari e le carte erano quelle del già citato De Agostini”, quelle che riportavano ancora delle macchie bianche, delle aree inesplorate. “Un viaggio incredibile grazie anche alla testa di Casimiro che ha avuto il fiuto di trovare un vecchio sulla cinquantina in grado di guidarci solo con l’esperienza fino alla montagna. Un pescatore, un ex campione di boxe con il volto segnato dai pugni. È venuto con noi in barca, da Puerto Natales al fiordo Falcon e ci ha aiutati moltissimo nell’orientamento”. Lo stesso percorso che a circa trent’anni di distanza hanno affrontato i due alpinisti ma, al battello i due han preferito il kayak. Si sono fatti 105km in canoa, cosa che lascia veramente stupefatti i “vecchi” ragni che, raccontano, anche con una barca seria hanno avuto non pochi problemi. Viaggiavamo su un peschereccio riadattato a lancia turistica. In pratica han messo delle brande dove prima si stoccava il pesce” spiega ancora Maresi.

Dopo la salita, nel 1988, i Ragni hanno proseguito la loro marcia compiendo una traversata Ovest-Est dello Hielo Continental. “Un lungo itinerario di 100 o 120 chilometri fino all’Estancia Cristina dove ci aspettavano i compagni racconta Lombardini. “Su quel ghiacciaio ho vissuto una delle notti più fredde della mia vita” aggiunge Maresi. “Eravamo a 35 gradi sotto zero. Ricordo che ero in tenda con Spreafico e faceva davvero freddo e quando fa così freddo cosa fai? Ti avvicini perché dove tocchi non perdi calore” spiega ridendo. “Io allora mi sono avvicinato a Egidio, ma lui si spostava. Ho provato un’altra volta e ancora si spostava. Magari avrà pensato che mi era venuto un colpo di calore”. Ride di gusto Giuliano nel ricordare gli anni andati, quelli delle grandi avventure oggi da raccontare e ricordare. Gli anni in cui guardando al Cerro Campana la vecchiaia sembrava lontana come mai e faceva sperare di salirlo, un giorno. “Che bèll che l’è. Vedarì ch’el Campana el farèm quând sarèm püsee vècc!” commentava Spreafico nel vederlo. L’hanno poi fatto i vecchi Ragni, l’hanno salito nel 2005 per ricordare l’amico scomparso.

Tornando però al presente, pare che Della Bordella e Schüpbach non ripercorreranno le orme dei loro predecessori, ma rimarranno un’altra settimana sotto la montagna per tentare (forse) una nuova salita. Una notizia che sorprende un po’ tutti, giovani e vecchi. Tutti concordi sul fatto che sarebbero tornati a casa a festeggiare, ma non Della Bordella. Lui e anche Silvan sono proprio di un’altra razza scrivono sul sito dei Ragni di Lecco.

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7 Commenti

    1. Ma confronti di che? Perchè deve tutto essere classificabile e paragonato. L’alpinismo è fatto di uomini e di sfide, ognuno fa la proprie in base a scelte personali e in alcuni casi professionali e questo è tutto.
      Il tifo lasciatelo per la domenica calcistica e i paragoni per il cashmirino da sfoggiare il sabato sera.

  1. ufficio Stampa di Moro sempre presente vedo. Bell’articolo su sportweek. il re del ghiaccio a -71

    aahhaahah, siete dei creduloni

    1. E’ lo sponsor o lui stesso. Su sportweek vai solo se paghi o pagano per te. Sicuramente uno come Lama si vergognerebbe a un titolo così ma ma è gente diversa.

  2. adesso pure su premium sport continua con la solfa “temperatura media -47 gradi ” , quando sanno tutti che il giorno della sua invernale in cima al pik pobeda c’era -28
    però hanno salito alcuni tratti SLEGATI, addirittura ! aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhh

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