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Ciao Tomek, finalmente libero

Gruppo # TomekMackiewicz43 – Varsavia, 12 febbraio 2018

Carissimi…oggi, 14 giorni dopo aver iniziato la nostra missione di speranza, pieni di dolore e impotenti a causa delle procedure e del troppo tempo necessario per chiudere degli accordi, abbiamo deciso di concludere l’azione che era mirata a trovare Tomasz Mackiewicz.

Con queste e altre parole accorate (per leggere tutta la lettera, qui) si è chiusa definitivamente la vicenda della spedizione invernale al Nanga Parbat di Elisabeth Revol e Tomek Markiewicsz. Lei ora è convalescente nella sua casa in Francia, lui è a 7280 metri sul versante Diamir del Nanga Parbat.

Due le speranze che rimangono dopo questo lungo tempo di passione: la prima è che pian piano si faccia avanti la consapevolezza della necessità di prevenire l’effetto di tragedie alpinistiche come questa. Da parte degli alpinisti è fondamentale oltre alla capacità di autosoccorso, la conoscenza dei luoghi, delle procedure burocratiche, dei sistemi di sicurezza ed intervento, l’accuratezza nel fornire e garantire informazioni prima e durante l’azione a chi potrebbe e dovrà intervenire in caso di incidente e comunque di necessità.

La seconda speranza è di poter mitigare gli effetti di questi infortuni e riguarda la consapevolezza che un incidente comporta dei costi economici, a volte molto alti.

In Pakistan gli elicotteri volano sempre in coppia per questioni di regole militari e dunque il costo orario, a seconda delle macchine utilizzate, è di 4/5.000 dollari: andare e tornare dal campo base del K2 costa 15.000 dollari. È dunque necessario adottare una “strategia” assicurativa efficace non solo nei rimborsi, ma anche nel garantire “a vista” gli operatori degli elicotteri che i soldi ci sono, magari depositando le polizze presso la propria Ambasciata o presso l’Agenzia che si utilizza.

Tutto questo non rappresenta una limitazione della libertà individuale dell’alpinista che decide un’impresa, anche la più difficile e nel luogo più remoto, ma è espressione del rispetto per i propri cari e della libertà delle persone che poi si preoccupano e attuano i soccorsi.

A concludere la vicenda, anche il post di ringraziamento di Elisabeth (per leggerlo interamente, qui), comparso ieri sera sul suo profilo Facebook.

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