AlpinismoK2 invernale

È inverno anche al K2

Certo che c’è il vento sul K2 e anche il freddo, d’estate e a maggior ragione e intensità anche d’inverno. Certo che vengono giù sassi, d’estate e d’inverno. Sulla Piramide Grigia e sotto il Camino Bill, sullo Sperone degli Abruzzi e sulla via Cesen dalla Spalla del K2 in giù.

D’inverno con temperature molto basse si provocano rotture nella struttura delle rocce superficiali e delle intersezioni roccia-ghiaccio e qualche caduta di sassi è possibile, anche se ci si muove sul filo di uno sperone.

La scelta dei polacchi di salire questa via era per evitare il pericolo di valanghe, possibili sullo Sperone Abruzzi, e sottrarsi alla forza diretta del jet stream, che s’infila da nord ovest, spazza la Magic Line, per poi dividersi: una correte indebolita turbina sul sud, mentre la corrente principale va proprio a sbattere sullo Sperone degli Abruzzi, soprattutto nei pressi di campo due.

Sorprendersi che c’è vento e fa freddo sul K2, come fa qualcuno, è come stupirsi che l’acqua del mare è bagnata.

Ma veniamo alla cronaca: spiace vedere l’immagine di Bielecki ferito al viso, colpito da un sasso sotto campo 1 mentre saliva per un turno di acclimatamento e per rifornire campo 2.

Dopo il generoso soccorso ad Elisabeth Revol sul Nanga, ora è stato sfortunato sul K2. Lo fu anche al Nanga in inverno due anni fa quando si fece male sotto campo due, tanto da rinunciare alla salita e rientrare a casa. Ora il medico e gli amici al campo base si sono presi cura di lui e lo rimetteranno in sesto per il tentativo alla vetta.

Urubko intanto ha provato a forzare verso campo 3 insieme a Marcin Kaczkan, ma ha dovuto repentinamente rinunciare per le condizioni meteo proibitive ed è tornato al base.

Lo squadrone polacco aveva raggiunto il campo base il 9 gennaio e se è vero che il capo spedizione Krzysztof Wielicki aveva chiaramente detto che si sarebbero preso tutto il tempo che serviva, ovviamente entro il 21 marzo, è altrettanto vero che è passato ormai un mese e i nostri sono poco oltre quota 6300 m. Nel frattempo s’è pure fatto il soccorso al Nanga e questo qualche trambusto lo deve pur causato alla spedizione al K2.

La strategia di Wielicki è chiara, tenere a freno i suoi uomini perché si acclimatino al meglio (3 settimane) per il tentativo finale, attrezzare per bene fino a campo 3, normalmente collocato a 7000m, ma anche prendersi il minor rischio possibile.

Ma al K2, per di più in inverno, non tutto è controllabile. In montagna, come nella vita, serve strategia, ma anche fortuna diceva il prof Desio, che nel 1954 fu il capo della spedizione che per prima salì il K2, e l’incidente occorso ad Adam lo sta a dimostrare.

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