AlpinismoK2 invernale

K2 montagna potente, ma non troppo

K2 montagna potente, ma non troppo. Non facile stare d’inverno al campo base del K2, allestirlo, organizzarlo in tutte le sue componenti, anche se buona parte della fatica l’hanno fatta, da quel che è dato sapere dalle scarne e imprecise informazioni, dai portatori e sirdar che in anticipo hanno lavorato sul ghiacciaio sotto il K2.

Gli alpinisti hanno a disposizione ora una loro tenda-casa e le tende comuni, la cucina e la mensa, che d’inverno vengono tenute insieme per non disperdere prezioso calore. C’è l’impianto per produrre energia elettrica, sempre più necessaria per i pc, le telecamere, i telefoni. Non si capisce però se la mancanza di comunicazione che affligge o delizia la spedizione polacca dipenda da questioni di risparmio economico sul traffico satellitare, da direttive governative polacche o da direttive del management della spedizione, ma forse solo da qualche problema tecnico e di scarsa esperienza da parte del patrio ufficio stampa. È però un gran peccato che il grande evento dell’ultima invernale su un ottomila, per di più sul K2 – che è la “Gran Becca” degli 8000, rischi di passare in sordina.

Pochini seguono l’evento, persino tra gli specializzati, ma siamo solo all’inizio. Tutti costretti a usare immagini di repertorio estive, alcuni spacciandole subdolamente per fresche di giornata importate dalla Polonia.

Sul ghiacciaio Godwin Austen le tende degli alpinisti, dei portatori d’alta quota e del personale pakistano sono sferzate dal vento radente. Uscendo dalla tenda mensa dopo aver ingurgitato la colazione i passi sulla morena secca stridono come il gesso sulla lavagna, l’aria è a meno venti e lo sguardo corre in direzione dell’attacco della via Cesen.

Oggi si parte per davvero, abbigliati per opporsi al tagliente vento che sfila in quota da sud-ovest, sbatte a 70 km orari contro il K2, si infrange come un’onda e lo circonda provocando correnti che espandono in tutte le direzioni la loro potenza. Il sole, dov’è il sole? Pochissime ore al base, ma salendo l’esposizione migliora e se tutto va bene, con la buona voglia del primo giorno nelle gambe, si arriva a campo 1, appena sotto i 6000, qui la temperatura è a meno 35.  

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