Carcere per valanga: emendamento respinto
ROMA — Allarme rientrato per lo sci e le escursioni fuoripista. L’emendamento proposto nei giorni scorsi al decreto legge sulla protezione civile, che voleva un inasprimento delle sanzioni per chi provoca una valanga, arrivando fino a 3000 euro e al carcere nei casi più gravi, è stato respinto da entrambe le forze politiche in Senato. Furioso Guido Bertolaso, che l’aveva promosso e ora parla di "interessi economici e corporativi anteposti alla salute umana".
Invece, l’emendamento è stato respinto bipartisan dal Senato, deciso a "non legiferare sull’onda dell’emozione". Quindi, non è stato inserito nel decreto ma, secondo quanto battuto dalle agenzie ieri pomeriggio, si è trasformato in un semplice ordine del giorno che dovrà essere discusso in Aula.
"Prendo atto che ci sono interessi economici e corporativi anteposti alla salute umana – ha dichiarato Bertolaso, irritato, all’aula -. Dopo la morte di alcuni soccorritori, tutti chiedevano misure restrittive per i comportamenti inadeguati in montagna. Una norma che limitasse le escursioni quando è certificato un alto rischio valanghe, poteva essere un buon modo per evitare ulteriori morti in futuro. Come capo della protezione civile sono contrario, come rappresentante del governo mi devo adeguare".
Soddisfatti, invece, gli esponenti del mondo della montagna e della politica che nei giorni scorsi avevano criticato la proposta non tanto per il fine, quanto perchè considerata inapplicabile e oltretutto superflua in quanto leggi per punire comportamenti colposi e per la sicurezza sugli sport invernali esistono già. Tutti avevano invitato, piuttosto, ad investire sulla formazione degli escursionisti e nelle scuole.
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