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Obama: ambiente priorità assoluta
NEW YORK, Usa — Al vertice Onu sul clima, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha avvertito: "La minaccia all’ambiente é grave, urgente e crescente. Se non agiremo rischiamo una catastrofe irreversibile". Parole pesanti come macigni, pronunciate dall’uomo più potente della Terra.
Gli Stati Uniti stanno agendo. Negli ultimi 8 mesi, ha sottolineato il presidente, per promuovere l’energia pulita è stato fatto più che nel resto della storia. Sulla stessa lunghezza d’onda il primo ministro francese, Nicolas Sarkozy: "Siamo l’ultima generazione che può fare qualcosa per consegnare ai posteri un pianeta vivibile". Mentre il segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon ha criticato la "lentezza glaciale" con cui procede la trattativa per il nuovo trattato sul clima.
Insomma consapevolezza che il problema del cambiamento climatico, portato alla luce dagli scienziati di tutto il mondo, esiste ed è una priorità assoluta. E dall’altro lato, esigenza di trovare soluzioni. Soluzioni destinate a cambiare la storia dell’umanità e a portarci dentro una "rivoluzione verde" che segue quella industriale e post-industriale.
Tempo a disposizione, d’altronde ce n’è poco. I dati raccolti dalle stazioni di monitoraggio di tutto il mondo parlano chiaro. La rete Share, realizzata dal Comitato Evk2Cnr sulle montagne di mezzo mondo, ha raccolto dati significativi e li ha girati all’Unep, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente delle Nazioni Unite. Gli scienziati hanno elaborato i loro modelli previsionali e tratto alcune conclusioni.
Che il pianeta sia sull’orlo del baratro è piuttosto evidente. Ma se alle buone intenzioni dei governi seguiranno i fatti lo si capirà alla conferenza di dicembre a Copenaghen, dove si discuterà di un nuovo accordo, che vada oltre il fantomatico "Trattato di Kyoto". Intanto c’è da registrare l’annuncio che la Cina s’impegnerà a ridurre le emissioni di anidide carbonica di "un margine notevole" entro il 2020.
Si tratta di un passo in avanti. Per la prima volta Cina e Giappone sono disposti ad adottare misure più incisive. Ma al più grande summit sul clima mai celebrato – con la partecipazione di oltre 100 Paesi – è stato Obama a tracciare la rotta. Il presidente americano ha assicurato che il suo paese ha aperto una nuova era contro il riscaldamento globale. Ma ha messo le mani avanti: non bisogna attendersi dall’appuntamento di Copenaghen un accordo "perfetto".
"Non dobbiamo farci illusioni" ha detto. La crisi ambientale cade in un momento di depressione economica."Mentre saremo impegnati nella ricerca di soluzioni durature al problema dei cambiamenti climatici – ha precisato Obama – ognuno di noi dovra’ affrontare in casa dubbi e difficolta, ma la risposta che la nostra generazione dara’ sara’ giudicata dalla storia e se non agiremo insieme con coraggio e rapidita’ rischiamo di consegnare le generazioni future a una catastrofe irreversibile".
Il tentativo è duplice. Indurre le nazioni in via di sviluppo ad adottare la linea verde. E, nella politica interna, spiengere il Congresso a votare la legge voluta dalla Casa Bianca che prevede il taglio entro il 2020 del 17 per cento delle emissioni Usa del 2005 e dell’83 per cento entro il 2050. Il provvedimento è già passato alla Camera, ma è fermo in Senato.
Se ci riuscirà gli Stati Uniti faranno dall’industria ecologica il volano per il rilancio della loro economia. E almeno a parole lo farà anche la Cina. E con loro il Giappone, finora molto cauto sul fronte degli impegni per il clima. Il nuovo premier Yukio Hatoyama, al suo debutto sulla scena internazionale, ha promesso una svolta epocale. Si è impegnato a tagliare del 25 per cento rispetto ai dati del 1990 le emissioni entro il 2020.
Per l’Unione Europea ha parlato il presidente francese Sarkozy. Un discorso che il ministro italiano dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo ha definito "visionario e importante". Il capo dell’Eliseo ha proposto la convocazione di un nuovo vertice a novembre con i leader dei Paesi responsabili dell’80 per cento delle emissioni. E la creazione di un’iniziativa speciale per aiutare i Paesi africani. L’obiettivo è dar loro tecnologie che consentano la crescita senza danneggiare l’ambiente.
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