Up Trip Two, la parola a Lanfranchi

Vivevo qui una Patagonia selvaggia, distante dalle comodità che il turismo porta con sé.
Al campo base l’unica presenza umana sarà il gaucho, che ci scaricava il materiale dandoci appuntamento tra un mese. Per fortuna che sotto un acqua scrosciante ci lasciava dei teli in nylon i quali ci avrebbero reso la vita un po’ più agiata nella capanna che ci doveva proteggere nelle piovose giornate di attesa.
Forse il passare degli anni mi avevano fatto dimenticare le fatiche delle mie scorse spedizione patagoniche nel raggiungere le pareti, ma questa volta l’avvicinamento era veramente lungo e a
Per fortuna questo problema non si è posto, però il clima variabile che caratterizzava quest’autunno ci faceva intuire che due giornate consecutive di bel tempo sarebbero state difficilmente concesse. Abbiamo quindi optato per una salita veloce e leggera. Complice di questa scelta anche il materiale perso sotto la neve.
La salita è andata via veloce, ma il tratto impegnativo sotto la cima per un momento mi ha fatto pensare alla rinuncia a pochi metri dalla vetta. Il San Lorenzo ci ha risparmiato questa delusione.
Ci siamo trovati così tutti e quattro a combattere contro una seconda forza di gravità, che il vento ci infliggeva lateralmente mentre ci scambiavamo scatti e sguardi soddisfatti, godendoci un panorama spettacolare che appagava largamente tutte le nostre fatiche.