Alpinismo

Mondinelli: la differenza tra Gerlinde e le altre

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ALAGNA VALSESIA, Vercelli — "Ieri si è vista la differenza tra Gerlinde e le altre. Con quello che ha fatto, per me, è come se fosse arrivata in cima. Conta come si scala, non chi arriva primo a tutti i costi". E’ Silvio "Gnaro" Mondinelli a commentare la salita di Gerlinde Kaltenbrunner, che sul K2, per due volte in una settimana, ha dovuto rinunciare al sogno del suo 13esimo ottomila quando si trovava a meno di 300 metri dalla vetta.

"E’ come se avesse fatto la cima". Non ha dubbi Mondinelli nel riconoscere il valore dell’alpinista austriaca, che sino ad oggi ha sempre scalato senza ossigeno, senza portatori e senza risparmiarsi nel batter traccia anche se quando si è trovata a salire a fianco di fuoriclasse come Maxhut Zhumayev, ieri sul K2, o di molti altri alpinisti su altri ottomila. Guadagnandosi ovunque amicizia e stima.

"Non voglio criticare nessuno – spiega "Gnaro" – vorrei solo che la gente capisse, imparasse a valutare e ad essere critica. Dev’essere chiaro che c’è un abisso fra Gerlinde, che è sempre salita con le proprie gambe e il proprio fiato, e chi invece procede perchè viene "aiutata" in questo o quell’altro modo. Per esempio la coreana, che ormai è quasi al traguardo dei 14 ottomila: quest’anno ne ha fatti 4 ma mi domando se abbia capito dove è andata, visto che arrivava al campo base in elicottero e saliva su una strada già spianata da altri. Per carità, ognuno è libero di scalare come vuole e sono contento per lei che sta realizzando il suo progetto. Ma ha un valore completamente diverso da quello di Gerlinde".

"Gerlinde è spesso davanti a battere la traccia – torna a raccontare Mondinelli, che con la Kaltenbrunner, Ralf Dujmovits e loro team ha da anni un rapporto d’amicizia -. Abbiamo scalato insieme e l’ho vista con i miei occhi. Se fosse stata con noi al K2, nel 2004, sarebbe arrivata in cima insieme ai primi. Basta guardare cos’ha fatto questa settimana, salendo due volte a 8.300 metri, senza ossigeno, battendo la neve e attrezzando la via. Non sono cose comuni, anzi. Soprattutto su una montagna come il K2".

"Mi dispiace che non sia andata in cima, perchè lo meritava – conclude Mondinelli -. Ha sempre scalato nel più pulito dei modi. Vorrei dire a Gerlinde che anche se non sarà la prima a salire i 14 ottomila perchè qualcun altro raggiungerà prima il "numero", non importa. Quello che conta davvero è come questi ottomila sono stati fatti. Non serve essere il primo o la prima. Serve essere onesti, leali e farcela con le proprie forze. E Gerlinde è un esempio".

La coreana "Miss Oh", ossia Oh Eun Sun, ha agguantato il 13esimo ottomila due giorni fa sul Gashebrum I e al momento è in testa nella corsa a diventare la prima donna a salire i 14 ottomila: li ha saliti quasi tutti negli ultimi due anni e su diversi ha usato l’ossigeno. Dietro di lei, ci sono Gerlinde Kaltenbrunner, con 12 ottomila saliti senza ossigeno, a cui mancano Everest e K2; ed Edurne Pasaban, a cui mancano Annapurna e Shisha Pangma: lei scala con la tv spagnola e ha usato l’ossigeno su Everest e Kangchenjunga. Terza, l’italiana Nives Meroi, che ha sempre scalato senza ossigeno e con stile impeccabile, ma è ferma a 11 ottomila.

Tutte e tre hanno già scalato il K2. La coreana un paio d’anni fa, usando l’ossigeno. La Pasaban nel 2004, ma in discesa ha rischiato di morire sulla Spalla dove si era persa con Juanito Oiarzabal. E’ stata salvata nella notte proprio da Mondinelli e dalla spedizione italiana K2 2004, salita in vetta lo stesso giorno. La Meroi ci è riuscita nel 2006, senza ossigeno e diventando la prima italiana ad aver salito il K2.

Mondinelli, classe 1958, nel 2007 è stato il sesto uomo al mondo a finire i 14 ottomila senza mai aver fatto uso di ossigeno. Alpinista e finanziere di Alagna, nelle sue innumerevoli spedizioni in Himalaya, ha compiuto diversi soccorsi in alta quota.
 

Sara Sottocornola

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