News

Il mondo dell’outdoor contro Trump

Negli USA, da quando il nuovo presidente eletto Donald Trump si è insediato alla Casa Bianca, gli indirizzi politici sono cambiati, anche dal punto di vista ambientale. Infatti, per diverse cariche statali di livello elevato, sono state nominate personalità rinomate, anche, per la convinzione secondo cui il cambiamento climatico non sussiste o non è indotto dal comportamento umano o, ammesso che sia in atto, l’uomo non può modificarne l’andamento con le proprie azioni e reazioni. Per queste ragioni, due tra gli ultimi grandi successi ambientali conquistati dal presidente uscente Barack Obama,  riguardo alla questione dell’oleodotto “Dakota Acess Pipeline”, la cui costruzione ha ripreso a gonfie vele, e l’area protetta di Bears Ears in Utah, sono a rischio.

Il governatore repubblicano dello Utah, Gary Herbert, ha chiesto a Trump di rivedere la proclamazione a monumento nazionale di Bears Ears, 500.000 ettari pieni di risorse naturali, culturali, ambientali e storiche. Questa azione limiterebbe di molto, se non del tutto, l’accesso alla zona. La protezione di Bears Ears era stata garantita da Barack Obama, poco prima del suo congedo, dopo le richieste della coalizione formata da cinque tribù di nativi (Navajo, Hopi, Ute, Ouray e Zuni), molte associazioni sportive, date le possibilità di praticare sport outdoor che offre il territorio (come l’arrampicata a Indian Creek) e alcune associazioni ambientaliste.

Come protesta verso il governatore e le politiche per l’utilizzo del suolo pubblico, che non supportano la conservazione e ignorano l’apporto economico (12 miliardi di dollari e 122.000 posti di lavoro) che il settore dell’outdoor porta alla casse statali, ora si muovono alcuni dei giganti del mercato. E se l’impegno di alcuni verso la causa ambientalista è rinomato, per esempio Patagonia, altri invece si sono mossi proprio per la gravità della situazione per un’area preziosa per la biodiversità e per gli appassionati di queste attività.

In particolare, Patagonia ha annunciato che non parteciperà all’Outdoor Retailers, la fiera di settore che due volte l’anno ha luogo in Utah. La comunicazione è stata seguita a stretto giro da quelle di Polartec, Arc’teryx e Metolius che ugualmente non faranno parte dell’evento. Inoltre si aspettano prese di posizione dello stesso tipo da Kokopelli Packraft, power Practical e Bedrock Sandals.

La scelta giunge, secondo quanto dichiarato da Rose Marcario, Presidente di Patagonia, “a causa del governo ostile che si è creato e dello sfacciato disprezzo per il monumento nazionale di Bears Ears e altre aree di suolo pubblico, che sono spesso la “materia prima” per le nostre passioni”.

Gary Smith, CEO di Polartec, conscio del ruolo vitale che l’ambiente ricopre per le passioni che i loro prodotti assecondano, dice: “Mai è stato più importante dimostrare che la collaborazione e la conservazione e non il dominio e l’estrazione, devono determinare e caratterizzare il nostro futuro”.

Arc’teryx ha annunciato che destinerà le risorse che avrebbe speso per presenziare alla fiera al Conservation Alliance’s Public Lands Defense Fund , a cui donerà altri 150.000 dollari nei prossimi tre anni e manderà alcuni delegati a Washignton per promuovere la protezione del suolo e delle risorse idriche del paese.

Le stesse aziende hanno precisato che rivedranno la loro posizione se il governo statale cambierà orientamento riguardo a questo tema o se la fiera verrà spostata in un’altra località.

In ogni caso non tutti i brand non si sentono di andare fino in fondo con il boicottaggio e ritengono che questo non sia la soluzione migliore. North Face, REI, Ibex, Cotopaxi e Vasque puntualizzano che in una situazione come questa sarebbe meglio restare uniti per far sentire la propria voce e per continuare a far progredire il settore, e gli stessi prodotti, dal punto di vista della sostenibilità. Scott Baxter, presidente di The North Face, aggiunge che “ è necessario essere più forti dell’opposizione e lo si può essere solo restando uniti”.

Anche la stessa Outdoor Industry Alliance (OIA)  si è esposta sull’argomento: ha invitato tutti i brand a prendere parte comunque all’evento per non indebolire la credibilità del settore e per non danneggiare alcuni brand che sulle relazioni durante l’occasione basano i loro profitti; inoltre ha invitato tutti a recarsi a Washington per parlare dei temi della gestione del suolo pubblico. L’associazione, poi, ha precisato che la loro direttrice esecutiva, Amy Roberts, e alcuni leader del settore dell’outdoor avrebbero incontrato il governatore Herbert per dissuaderlo dai continui attacchi a Bears Ears e per incoraggiare politiche di gestione del suolo pubblico che mantengano tale risorsa accessibile a tutti. Eric Artz, per conto del consiglio di amministrazione dell’OIA, ha poi invitato tutti i brand a continuare a trattare l’argomento e ha comunicato che l’associazione sta comunque valutando altre mete per i futuri raduni. Tra le città papabili ci sono già  Las Vegas o Chicago.

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close