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Alex Txikon, il mistero del ritorno a Kathmandu

Ciò che accade all’Everest in queste ore è del tutto incomprensibile, come abbiamo già scritto, e attendiamo che Alex Txikon raggiunga Kathmandu per, se vorrà, darcene una ragione.

I motivi del gran pasticcio (ancora una volta, dopo quello dello scorso anno al Nanga ) non possono essere riferibili a una incomprensione nella comunicazione, considerando il dispiego di mezzi satellitari  di cui la spedizione del basco è dotata. Pensare che si è in grado di inviare filmati in patria che circolano dopo pochi minuti in rete e non di parlare con il general manager della propria agenzia è poco realistico. A meno che la questione sia di soldi; i nepalesi talvolta sono molto intransigenti, ma questa è solo un’ipotesi.

Prima dell’arrivo di questa notizia avevo scritto una riflessione sulla situazione della spedizione, che può almeno in parte spiegare la decisione dell’Agenzia, sollecitata forse anche dai propri sherpa che lavoravano sull’Everest.

Eccola:

“Ha perso il compagno di spedizione Carlos  Rubio, colpito da un violento mal di montagna quando erano a campo 2 (ora sta bene in Spagna). Se n’è tornato a casa anche lo sherpa Purba e poi il bravo Chhepal, colpito dalla scarica di sassi e ghiaccio mentre l’altro ieri scendeva da campo 3 al 2. Scarica che ha fatto precipitare x 100 metri lo stesso Txikon.

Il post del racconto delle scorse giornate fa capire fino in fondo quale pressione ed energia Alex deve impiegare per motivare i due o tre compagni nepalesi ad aiutarlo e salire con lui. Hanno paura e la motivazione della notorietà e nemmeno quella dei soldi paiono essere sufficenti per tenerli sulla montagna.

Deve ricorrere alla rassicurazione che mai metterebbe a repentaglio la loro vita. Bugia utile, ma penosa visto quel che è successo in discesa sulla parete del Lhotse e questo peserá fortemente in futuro. Del resto gli sherpa tenteranno di salire usando l’ossigeno. Da Colle sud alla cima 3 bottiglie da 3 litri che alla pressione di 250 atmosfere sono 750 litri disponibili. Supponendo di aprire gli erogatori a 3 litri al minuto ogni bombola avrá un’autonomia di 250 minuti, vale a dire poco più di 4 ore, il che signifia che in 12 ore devono salire da Colle sud alla vetta e scendere al colle. Lì dovrebbero poter usare almeno un’altra bombola depositata al campo, anche con flusso minore. Tutto molto al limite se si pensa che Txikon sarà senza ossigeno e quindi probabilmente più lento”.

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