Alpinismo

Lhotse: kazaki al base, trovato Samoilov

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KATHMANDU, Nepal — "Siamo sopravvissuti grazie all’aiuto di Dio". Queste le prime parole di Maxhut Zhumayev una volta arrivato al campo base, dopo il tragico tentativo di vetta durante il quale ha perso la vita Serguey Samoilov, sul cui incidente iniziano ad arrivare alcuni dettagli. Ma c’è voluto un giorno intero perchè l’alpinista, insieme a Vassily Pivitsov e ai tre compagni kazaki saliti per il soccorso riuscisse a superare l’Icefall: nel mezzo della nebbia e di forti nevicate, era quasi impossibile riuscire a individuare il percorso nella seraccata.

Zhumayev e compagni, partiti all’alba da campo 1, sono arrivati al base dopo le otto di sera, quando ormai era calata la notte. "La via era completamente cancellata dalle nevicate – ha raccontato l’alpinista. E’ stato terribile. Abbiamo dovuto cercare tutte le corde fisse, sepolte dalla neve, e quando andava bene la visibilità era di trenta metri".

L’importante, però, era arrivare tutti al base, senza altri incidenti nonostante le disastrosi condizioni meteorologiche a causa dell’arrivo del monsone. Il gruppo ci è riuscito e ora, chiuso questo estremo e tragico tentativo, la spedizione kazaka che voleva compiere la prima traversata in cresta dalla cima del Lhotse alla cima dell’Everest, ha ripreso il cammino verso casa.

Lassù, sepolto nella neve a 6.400 metri, vicino alle tende di campo 2, è rimasto soltanto il corpo di Serguey Samoilov, 52 anni, uno dei più forti alpinisti della nazione e celebre nel mondo per aver compiuto tante imprese con Denis Urubko, prima fra tutte la salita del K2 dal versante nord, due estati fa, e la via nuova sul Manaslu, qualche mese prima.

L’alpinista è morto durante la discesa, dopo che insieme a Zhumayev e Pivtsov era salito fino agli 8000 metri di campo 4 prima di dover rinunciare a causa della bufera di neve. I compagni lo hanno perso di vista a circa 7500 metri, poi è scomparso dalla loro vista e ne hanno ritrovato soltanto il corpo senza vita, diverse ore dopo. Le circostanze del ritrovamento, però, non sono ancora state chiarite e, anzi, spuntano già delle versioni contrastanti.

In un primo momento sembrava che i due compagni avessero ritrovato il corpo di Samoilov tra campo 3 e campo 4, appeso a delle corde fisse: non aveva alcuna ferita ma era oramai privo di vita. Poi, però, i due alpinisti hanno scritto di aver ritrovato il suo corpo a 6800 metri vicino ad un sacco a pelo. L’ipotesi più accreditata, per il momento, è che Samoilov sia stato travolto da una valanga, ma al momento non esiste alcuna conferma. Altri dettagli si avranno dopo il rientro del team in Kazakhstan.

Sara Sottocornola

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