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Le Guide Alpine contro l’abusivismo

Nell’agosto scorso è decisa dal Collegio delle Guide Alpine l’istituzione di una commissione per “tutelare gli utenti che inconsapevolmente possano affidarsi a figure non autorizzate, la cui professionalità non è garantita da standard internazionali e dall’iter formativo adeguato”. La commissione ha preso la sua forma definitiva nel dicembre scorso.

“Vi fareste operare da un macellaio, togliere un dente da un barbiere o difendere in tribunale da un meccanico? – chiedono le Guide Alpine – La risposta è ovvia perché la sicurezza non ha prezzo, e sebbene nessuno possa garantire il risultato di un’operazione chirurgica come l’esito di un processo, l’utente si affida a un professionista perché questi ha i titoli e le competenze certificate per agire nel suo interesse. Sono gli albi professionali a garantirlo per dovere di legge. Così, come medici e avvocati, anche le Guide Alpine Italiane appartengono a un albo professionale, che come tale appunto è tenuto a vigilare contro chi pratica la professione dell’accompagnamento in montagna in modo abusivo”.

“Il mercato del mondo Outdoor – spiega Stefano Michelazzi, Guida Alpina responsabile della commissione contro l’abusivismo -, ovvero delle attività che vengono svolte in ambiente naturale, è ad oggi una risorsa sia culturale che economica in evidente attivo. L’esercizio di queste attività deve attenersi ai criteri stabiliti dalle normative che regolano le differenze tra dilettantismo e professionismo, al fine di preservare le garanzie di chi si affida a un’organizzazione. Le Guide Alpine italiane nella loro veste di ente pubblico hanno tra i diversi compiti anche quello di vigilare affinché negli ambiti di loro competenza questo confine tra dilettantismo e professionismo sia ben evidenziato ed affinché chi opera in questi campi, rispetti quelle norme di garanzia espresse dalla Legge 2 gennaio 1989 n°6, la quale garantisce a chi si affida ad una guida, per attività che si inseriscono in un contesto di rischio elevato, di poter usufruire del servizio reso da un professionista accreditato, valutato secondo criteri stabiliti da standard definiti dalla legge”.

La commissione assorbe le segnalazioni di professionisti o di privati cittadini, prendendole in carico, analizzandole e dove opportuno segnalandole alla magistratura.

“Le Guide Alpine italiane stanno operando per mettere un freno a una situazione di abusivismo ‘dilagante’ che può, se non arrestata, diventare un fenomeno estremamente pericoloso per la società e per gli eventuali clienti, i quali spesso ignari, si affidano alla sedicente guida senza alcuna garanzia di competenza e senza assicurazione. Per tradizione e per cultura le Guide Alpine sono sempre state più vicine alla pratica che alla chiacchiera e finora pochi sono stati i momenti che ci hanno visti esporci su i tanti temi che la nostra categoria conosce più di ogni altra. Siamo una categoria di professionisti con due secoli di storia ufficiale alle spalle e una dedizione unica nei confronti di chi ci si affida. La vita non ha prezzo e metterla nelle mani di chi ci offre uno sconto ma non ci offre alcuna garanzia è una roulette russa!”

 

(Foto @ Guide Alpine Italiane)

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Un commento

  1. Che l’esercizio abusivo della professione non si possa fare siamo tutti d’accordo, ma che le guide abbiano istituito questa commissione solo (come specificato nell’articolo) perchè si preoccupano per la salute dei “potenziali clienti sottratti” piuttosto che per il mancato reddito avrei dei forti dubbi in proposito.

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