Alpinismo

Ossigeno ed elicottero per la Pasaban

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KATHMANDU, Nepal — Stravolta, in lacrime, con il viso violaceo e il passo incerto. Arriva così Edurne Pasaban al campo base del Kangchenjunga, dopo la salita in vetta che le ha regalato il dodicesimo ottomila ma l’ha prosciugata di ogni energia. L’alpinista basca, per riuscire a concludere la discesa, ha dovuto prendere l’ossigeno ed essere scortata da due sherpa e quattro compagni di spedizione.

Sedici estenuanti ore per salire in vetta, 8.586 metri, partendo dal campo 4 posto a 7800 metri. Poi, altre otto ore per tornare indietro. Qualche ora di riposo, se così si può chiamare al limite della "zona della morte", e poi la ripresa del cammino. Altre otto ore per scendere di cinquecento metri e raggiungere il campo 3, dove ieri la Pasaban è praticamente crollata.

La Pasaban è salita senza ossigeno e non lo ha voluto prendere nella prima parte della discesa, nonostante le sue precarie condizioni. Ma dopo quelle ventiquattr’ore di fatica a oltre ottomila metri, il suo corpo stava per cedere. Privo di energia, si trascinava lungo la discesa e non riusciva a riprendersi nemmeno con l’abbassamento di quota e l’assunzione di cibo e liquidi.

A campo 3, ieri sera, l’assunzione di ossigeno si è fatta necessaria. Altrimenti, l’alpinista rischiava di non riuscire a proseguire nella discesa. Respirando il prezioso gas da una bombola messa a disposizione da Oriol Riva, un alpinista spagnolo della spedizione di Alberto Zerain, la Pasaban è riuscita a riprendere durante la notte quel minimo di forze necessario a proseguire verso il campo base.

Alle otto di stamattina l’alpinista, con il compagno Alex Txicon e due sherpa, ha ripreso la discesa e, continuando ad usare l’ossigeno, ha raggiunto prima campo 1 dove la aspettavano Ferrán Latorre, Asier Izaguirre e Juanito Oiarzabal che l’hanno scortata per il resto del cammino. "La discesa di oggi è stata piuttosto tranquilla – scrive Tonino Peregruezo, che aggiorna il blog direttamente dal campo base – perchè grazie all’ossigeno Edurne riusciva a procedere sulle proprie gambe, cosa importante soprattutto nei tratti più delicati dove è stato necessario affrontare delle discese in corda doppia".

“Finalmente sono arrivata al campo base – dice nel video la Pasaban a fatica, con un filo di voce -. Grazie a tutti, grazie alla mia squadra, senza la quale ora probabilmente non starei qui. Adesso sono qui con alcuni membri della spedizione e con Jorge, il nostro medico, che mi curerà. Ora voglio solo riposarmi e rimettermi presto in salute”.

Jorge Egocheaga, il medico della spedizione di Al Filo, ha visitato lei e i compagni immediatamente dopo l’arrivo al campo base. Secondo la prima diagnosi, la Pasaban e Txicón hanno dei congelamenti ai piedi e alle mani, ma nessuno sembra particolarmente grave. In ogni caso, vista la dura prova affrontata dal team, i responsabili di Al Filo de lo Imposible di Madrid hanno già organizzato il recupero in elicottero: la Pasaban e Txicon sono volati per primi dal campo base a Kathmandu e nelle prossime ore partiranno per a Madrid. I due alpinisti colpiti dai congelamenti verranno ricoverati al più presto nella clinica specializzata di Saragozza.

Gli altri componenti del team di Al Filo verranno recuperati in elicottero nelle prossime ore.

Sara Sottocornola

Video courtesy of Tve

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