Everest e Lhotse, difficoltà per il freddo
KATHMANDU, Nepal — Le forti raffiche di vento anche sul versante sud dell’Everest e sul Lhotse, montagne che hanno in comune la via di salita fino a quasi ottomila metri, stanno complicando la logistica delle spedizioni commerciali che hanno difficoltà con le tende e le bombole di ossigeno. I kazaki, che hanno tentato di compiere la prima traversata tra le due cime nel weekend, hanno dovuto rinunciare e sono in discesa.
"Il campo base è deserto – ci ha raccontato Silvio Mondinelli, arrivato al base questa mattina intorno alle 11, ora nepalese, dopo il difficile lavoro di ieri sulla stazione meteo di Colle Sud, a ottomila metri -. Sono tutti in quota, la maggior parte a campo 3, perchè vogliono tentare la cima tra il 20 e il 21 maggio".
"Ieri a campo 4 c’erano solo gli sherpa – prosegue l’alpinista -. Stavano preparando per la salita delle spedizioni commerciali ma faceva così freddo che non riuscivano quasi a montare le tende. Quell’aria di congelava le mani, è stato davvero difficile anche lavorare sulla stazione".
"Sembra che abbiano anche dei problemi con l’ossigeno – prosegue Mondinelli -. Fa molto freddo, le spedizioni hanno ritardato la cima per la bufera e tanti stanno usando le maschere addirittura a campo 3. Alcuni, quindi, si trovano a corto di bombole. Non so come la risolveranno".
In salita c’è anche Gerlinde Kaltenbrunner, a caccia del suo dodicesimo ottomila. Con lei il marito Ralf Dujmovitz, che con la cima del Lhotse completerebbe la scalata di tutti e 14 i giganti della Terra. Mondinelli li ha incontrati in quota: si trovano a campo 3, domani bivaccheranno a 7.800 metri e poi tenteranno la cima.
"Abbiamo dovuto aspettare 14 giorni – dice la Kaltenbrunner – ma sembra che ne sia valsa la pena. Nei prossimi giorni il vento dovrebbe dimezzarsi e le precipitazioni essere praticamente inesistenti. Sulla carta, sono giorni ideali per tentare la cima. Non vediamo l’ora di salire: incrociamo le dita!".