Alpinismo

Alex Txikon raggiunge i 7800 metri. “Chissà che non si possa tentare la cima”

Tre notti passate a C2, dove Carlos Rubio è stato evacuato con l’elicottero per problemi polmonari, poi una notte a C3, tra i 7300 ed i 7400 metri. “Ci troviamo dentro una minuscola tenda a c3 fra 7300 e 7400 m con raffiche di vento intensissime e un seracco che ci preoccupa – racconta Txikon alla Gazzetta dello Sport – Una notte molto molto dura con un gran freddo e senza poter dormire per il vento. Sappiamo che non sarà semplice né facile e ci aspettano momenti molto difficili”.

L’acclimatazione è oramai completata e Txikon continua a salire, attrezzando la via e trasportando materiali sempre più in alto, preparando l’attacco alla vetta, che nella speranza dell’alpinista basco non dovrebbe essere molto distante. Ripartono all’alba del 23, nel tentativo di arrivare fin dove possibile: “Dio mio che sbaglio salire senza sole. Iniziamo a salire e a stento riesco a mantenere un po’ di calore nelle dita di mani e piedi”.

Freddo e vento. Fino ad ora, a quote “più basse” non avevano colpito così duramente, ma man mano che si sale si fanno sempre più sentire. È il tetto del mondo in inverno. Arrivano a fissare le corde fino a 7800, sopra le fasce gialle, poi è tempo di scendere, fino a C2 dove ad aspettarli c’è un pasto caldo, lenticchie e riso, preparato dagli sherpa.

Il 24 mattina è tempo di ritornare al campo base, questa volta con i raggi del sole che riscaldano almeno un po’ e fanno sentire meno la fatica. L’unico ostacolo al riposo è la IceFall ed è proprio qui l’amara scoperta: “siamo davanti alla via collassata proprio in un luogo molto pericoloso, difficile e non sappiamo come continuare con il materiale che abbiamo”. Le ipotesi sono quelle di tornare indietro, continuare sotto i pericolosi seracchi in costante movimento o trovare ed attrezzare un altro passaggio. Si sceglie la terza opzione e “così quello che doveva essere un semplice ritorno al campo base si è trasformato in un giorno di grandi fatiche per salvarci col contributo di idee di ognuno”.

“Gli ultimi sei giorni – conclude Txikon – sono stati molto molto intensi, ma sono dentro il mio sacco a pelo e non riesco a dormire dal dolore soprattutto alle dita dei piedi. Adesso dobbiamo pensare al prossimo attacco e chissà che non si possa tentare la cima”.

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