Alpinismo

Ueli Steck: prossimo obiettivo la prima traversata Everest-Lhotse senza ossigeno

Ueli Steck è pronto a tornare all’Everest, ovviamente senza ossigeno, dopo quello che successe nel 2013, anno della famosa rissa al campo base, in cui venne coinvolto anche Simone Moro. Un’esperienza, che a detta del velocista svizzero nel suo ultimo libro, fu “traumatica”, tanto da non voler più mettere piede sul tetto del mondo, fino ad oggi.

 The Swiss Machine, come racconta a Stefan Nestler in un’intervista, partirà la prossima primavera. L’intenzione è quella di salire della spalla ovest, quella aperta nel 1979 dagli jugoslavi, via complessa e molto lunga in salita verso la vetta dell’Everest; in alternativa, se le condizioni della montagna non lo permetteranno, “ripiegherà”, per modo di dire, sulla traversata dalla via normale, passando dalla spalla ovest solo in un secondo momento in discesa. Eventuali problemi di affollamento, sulla parte alta dell’Everest, da Colle sud alla vetta, non si pongono: “se sei un buon alpinista – dice Steck – ti basta salire fuori dalla traccia”. Con lui ci sarà Tenji Sherpa, più volte partner di arrampicata dello svizzero e con cui arrivò in cima all’Everest nel 2012.

L’allenamento, che è già ovviamente iniziato, al momento è focalizzato sul salire molto dislivello, per far abituare il corpo ed arrivare all’Everest in una condizione ottimale e parzialmente già acclimatato.

La sfida è grande, soprattutto perché nessuno è mai riuscito a fare il concatenamento Everest-Lhotse senza ossigeno, sebbene in molti ci abbiano pensato e provato, tra i quali, più volte, Simone Moro: la prima con Anatoli Boukreev nel 1997, poi con Denis Urubko nel 2000 e 2001 e da solo nel 2012.

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2 Commenti

  1. Penso che, insieme ad Urubko, sia l’unico in questo periodo storico con la più alta percentuale di probobalità a favore per farcela.

  2. Ma qualche anno fa uno insieme a uno sherpa non aveva salito Nuptse, Lhotse e Everest senza scendere? E senza ossigeno?

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