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Scosse di terremoto sull'Appennino

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COLLIMENTO, L’Aquila — Continua a tremare la terra sull’Appennino Abruzzese. Da una quindicina di giorni ormai, ripetute scosse, fortunatamente di lieve entità, si avvertono nei comuni montani intorno all’Aquila. L’ultima ieri verso mezzogiorno, di magnitudo 2.5.

L’ultima scossa sismica avvertita è stata registrata dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ieri verso le 12.30, di magnitudo 2,5. L’epicentro è stato localizzato intorno agli 800-900 metri di quota, sempre nelle località di Collimento, Villagrande e L’Aquila.
 
Come per i precedenti terremoti fortunatamente non si sono rilevati danni a cose o persone, ma nelle ultime due settimane le scosse si sono verificate con frequenze molto ravvicinate in questa zona dell’Appennino abruzzese. Nei giorni scorsi, a seguito del forte sisma di lunedì di magnitudo di 4,0 gradi, le scuole erano state chiuse per verificare la stabilità degli edifici. Un controllo necessario tanto più che due scuole e tre appartamenti situati nel centro storico sono risultati inagibili.
 
Ad accrescere la psicosi da terremoto della popolazione poi, erano giunte pure le previsioni catastrofiche di un tecnico del Laboratorio nazionale del Gran Sasso che aveva preannunciato una scossa dagli effetti disastrosi per la città di Sulmona. Previsioni fortunatamente rivelatesi errate, che sono costate tanto spavento tra gli abitanti e una denuncia per procurato allarme alla fonte.
 
A tranquillizzare la popolazione è intervenuta la commissione grandi rischi della Protezione Civile che, oltre a ricordare l’impossibilità di prevedere in alcun modo i terremoti, ha garantito il monitoraggio costante della situazione.
 
"Rispetto alle conoscenze scientifiche attuali per quanto riguarda lo sciame sismico in atto – ha detto il vice capo del dipartimento operativo della Protezione civile, Bernardo De Bernardinis -, non ci aspettiamo una crescita della magnitudo. È lecito aspettarsi altri danni ma sempre su questa tipologia, vale a dire su elementi secondari (come i cornicioni), ma certamente non strutturali".
 
 
Valentina d’Angella

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