Alpinismo

Carissime… montagne. Supercosti per andare in quota

Il portale australiano Mountain Planet, che si occupa di mettere in contatto la comunità alpinistica (non stupiamoci, da anni sono tra i più importanti realizzatori di spedizioni commerciali e non) ha fatto un’indagine approfondita sul costo medio che un alpinista medio/bravo deve pagare per essere accompagnato e totalmente supportato per arrivare in vetta al suo sogno. Ecco i prezzi.

Cho-Oyu, Tibet, 23.500 dollari; Everest, Nepal, 55.000 dollari; Monte Vinson, Antartide, 41.000 dollari; Piramide Casternsz, Indonesia, 26.000 dollari; Monte Sidley, Antartide, 56.000 dollari, che con la quota di 4.285 metri è il vulcano più alto d’Antartide.

L’Everest mantiene il suo primato per la quota, ma lo perde per il costo. In effetti una spedizione al Monte Sidley è considerata una delle sfide formidabili per i migliori e più forti uomini d’avventura sia per la difficile logista, ma anche per la dislocazione geografica, che è veramente in fondo al mondo. La spedizione dura di fatto 15 giorni e normalmente la regione dove si trova questa montagna è battuta da forti venti con temperature fino a meno 40°C. Pochissime le agenzie che osano mettere il Sidley in catalogo.

Trattasi di 7 summits, dei 14 ottomila, dei 7 vulcani più difficili, delle 7 montagne meno salite o di qualche altra fantasiosa forma di mettere insieme un record, rimane il fatto che sempre più alpinisti da tutto il mondo si vogliono iscrivere tra i collezionisti di montagne, così ci mettono qualche centinaia di migliaia di euro o dollari e ci provano.

Dal 1953, anno della “conquista”, ad oggi, l’Everest è stato salito da più di 7.000 persone, quasi tutte con l’uso dell’ossigeno, tantissime con spedizioni commerciali, in inverno nessuno (non ce ne voglia Krzytof Wielicki) senza ossigeno.

Tutti i 14 ottomila senza ossigeno in invernale non sono ancora stati saliti: Simone Moro ne ha collezionati 4, ne mancano ancora 9. Ci sono poi ancora montagne e pareti in Patagonia, Karakorum, Baffin, nell’Himalaya indiano e tante altre regioni d’alta e bassa quota che, al di là delle collezioni che imperversano, varrebbe la pena di considerare e di apprezzare, spendendo probabilmente meno.

Ma il fenomeno dell’avventura estrema, o quasi tale, che ti rende personaggio sui social e in internet è di quelli ormai inarrestabili. Il mercato è in crescita, le agenzie stanno diventando migliaia, l’offerta è immensa e per quasi tutte le tasche e raccontare di essere stati sull’Everest, o almeno su Cho Oyu, mentre ci si beve un “negroni” (pare sia tornato in auge alla grande) in un locale della Milano, oggi virtuosa e super gettonata, fa proprio bene all’umore e all’autostima. C’è n’è tanto bisogno. Non ci resta che registrare il fenomeno.

 

(Fonte e foto: mountainplanet.com)

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Un commento

  1. E’ tutto condivisibile anche se credo che l’invito ad esplorare nuove montagne o le stesse in invernale sia inutile in quanto la tipologia dei clienti che si rivolge alle agenzie sopra citate è più assimilibale al turista che all’alpinista.
    A loro interessa scalare la montagna perchè è un simbolo indipendentemente che lo si faccia con guide, aiuti vari, ossigeno etc., mentre l’impresa sportiva, le metodiche sul come attuarla, il senso dell’esplorazione sono parametri assolutamente non considerati.

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