Alpinismo

Manaslu, Galván rientrato al CB dopo un drammatico tentativo di vetta

Galván è rientrato sano e salvo al Campo Base dopo un drammatico e solitario tentativo alla vetta del Manslu 8163m su una via nuova.

Ha trascorso tre notti fuori senza tenda e la quarta dentro una tenda vuota senza nulla da bere e da mangiare. È arrivato sull’anticima e solo le difficoltà tecniche hanno costretto Mariano a girare le spalle alla vetta e a rientrare al campo base.

Alberto Zerain lo ha atteso preoccupato, dopo essere tornato dal suo tentativo di vetta dalla via normale. Ora sono entrambi al campo base e le parole di Mariano sono rassicuranti, sebbene “sete e fame” siano quelle che pronuncia con più forza.

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Alberto Zerain al C3. Photo Facebook

Avevano preso strade separate martedì scorso, quando Alberto Zerain e Mariano Galván si preparavano a bivaccare perché la molta neve aveva fatto sparire tracce e campi. Era stato allora che Mariano aveva proposto un azzardo incredibile, forte di un allenamento e una forma eccellenti: non arrendersi, proseguire e tentare la vetta. C’era la possibilità di trovare più in alto la tendina dei giapponesi e probabilmente vivervi e magari anche un fornello. La situazione era pesante. Avevano battuto la pista per 12 ore e scavato nella neve per due altre ore alla ricerca inutile del loro campo 2. Zerain non se l’è sentita di affrontare l’indubbio rischio, mentre Mariano ha mantenuto il punto. Doveva provarci.

Dopo alcuni giorni di notevole preoccupazione senza sapere nulla di Mariano Galván, ieri mattina è rientrato al campo base e racconta la sua avventura senza rimpianti, nonostante i possibili congelamenti, la fame e la sete. Ha dovuto rianimare solo un dito mignolo quando è arrivato al base. In effetti Mariano Galván conferma d’aver trovato la tenda dei giapponesi, ma dentro c’erano solo alghe e pesce secco, immangiabili senza dell’acqua. Le due notti successive le ha passate a cielo aperto, la seconda ha scavato una piccola truna nella neve. Tre giorni che lo hanno portato a 300 metri dalla vetta e poi di nuovo sulle tracce in discesa, sono stati durissimi.

Entrambi gli alpinisti sono rilassati e stanno smaltendo la rabbia per una stagione particolarmente nevosa, che li ha perseguitati e ha fatto perdere molta della loro attrezzatura, una rabbia che ha scatenato una reazione potente, ma che fa parte del gioco dell’alpinismo, ci dice Mariano Galván. Alla prossima.

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