AlpinismoAlta quota

Everest e K2 2016

K2. È dal K2 che si ricomincia, ma quest’anno vanno tutti in Nepal per recuperare i permessi persi a causa della chiusura delle montagne per i morti ammazzati dalla valanga di due anni fa all’Everest e quelli del terremoto dello scorso anno.

Dopotutto il popolo degli ottomila da quanti sarà composto? Mille persone? Duemila l’anno?

Solo una cinquantina sembra abbiano scelto il K2, il Gasherbrum 1e 2, il Broad Peak ed il mitico Nanga Parbat, uscito esausto da poco dalle cronache invernali. Eppure i permessi da queste parti sono più a buon mercato e la pubblicità in questi mesi non è mancata.

Sagarmatha, la Dea Madre della Terra, esercita sempre il suo fascino irresistibile: non c’è organizzazione di trekking ed avventura in montagna che non l’abbia messa tra top activities. Il prezzo varia a secondo del servizio richiesto, al campo base e sulla montagna: dipende dal tipo di tenda, se abbia o no il riscaldamento, da quanto personale locale di servizio e sherpa d’alta quota è richiesto, da quante bombole di ossigeno vengono riservate. Ogni bombola sono dai 350 ai 500 dollari, con la maschera ed il loro trasporto sono altri 1000 usd.

Non c’è solo l’Everest ovviamente o il dirimpettaio, ma meno gettonato Lhotse, già perché mai uno dovrebbe spendere soldi a salire il Lhotse, che pochi conoscono, quando con poco più impegno e soldi si fa un Everest, che è li vicino ed è il top delle montagne. Potenza del brand.

Al di là di qualche voce, non si hanno notizie di prenotazioni italiane se non della riconcessione gratuita dei permessi di salita dello scorso anno. Tra i “ripescati” dal governo nepalese ci sono: il mitico Confortola, che recupera (ma non doveva andare al Makulu con Marco Camandona?) il Dhaulagiri 8167m.  C’è Simone La Terra, con un curriculum vario dove appaiono saliti il Gasherbrum 2, il Broad Peak e lo Shisha Pagma, il Cho Oyu ed il Manaslu e che potrebbe provare il Makalu. Tra i beneficiati ci sono anche Luciano Locatelli di Sant’Omobono, del mitico CAI Valle Imagna, Bergamo; Enrico Cambini, uno dei sopravvissuti al terremoto all’Everest, che ci potrà riprovare quest’anno. All’Everest ci sarà anche Marco Zaffaroni, incontrato recentemente alla presentazione del libro che ricorda Mario Merelli, che è uno bravo e forte. Marco mi ha detto che ci andrà di sicuro. Anche il forte Mario Vielmo recupera il Lhotse (come permesso), ma si gioca l’Annapurna (di notizie certe non pare ce ne siano). Avrà fatto tendenza la riservatezza e l’embargo della comunicazione. Sembra porti bene.

Photo valsassinanews.it
Photo valsassinanews.it

Quindi non ci resta che il K2, montagna regale, piramide emblematica, “vetta da sogno”, come l’ha definita Kurt Diemberger.

Qualcuno ha prenotato per giugno/luglio. Già perché il Karakorum subisce poco l’influenza del monsone, che risale dal golfo del Bengala, e fatica ad infilarsi fin lassù, tra le valli dell’Indo, respinto dai venti che dall’ovest dell’Hindu Kush e dal Tien Shan soffiano sui deserti d’alta quota. Non ci sono italiani in Karakorum, così almeno secondo le iscrizioni ufficiali al Dipartimento del turismo del Gilgit Baltistan (dove si trovano gli 8000 ed anche tantissime belle e difficile montagne di 6-7000 metri).  Non si capisce perché chi ha vacanze estive e voglia di avventura “pura e dura” non debba scegliere il Baltoro, il Bhiafo o l’Ispar per portarsi a ridosso di colossi ancora selvaggi. Qui la “wilderness” ha ancora un certo senso.

No amici, non sto mettendo in concorrenza due stupendi mondi d’alta quota, ma sto semplicemente sperando che anche l’amato parco del Karakorum centrale possa veder un numero minimo di visitatori in modo da continuare ad essere, oltre che un santuario della natura, anche una fonte sostenibile di reddito per molte famiglie. I pakistani, quelli che amano queste montagne e che da qualche tempo praticano l’alpinismo, ci provano e fanno molto per far amare la loro terra.

Ali Sadpara ne è un esempio e con lui molti: Ali Durani, Ghulam Mahdi, Rehmat Ullah Baig, Rozie Ali, Hassan Jan, Muhammad Sadiq, i quali recentemente hanno celebrato il 60° della prima salita italiana raggiungendo la vetta del K2 senza ossigeno e con una bella impresa anche sportiva. C’è poi un gruppo di loro, capitanati dal mitico Ali Rosì, che da anni sta ripulendo i ghiacciai di casa, principalmente il Baltoro, e che cercano di tener pulita casa loro per ospitare al meglio chi la vuol visitare (cosa che per la verità accade anche in Nepal). Dunque ad oggi nessun italiano ha scelto le montagne del Pakistan. Dopo l’inverno Pakistan-centrico devo dire che un po’ di delusione la avverto. Ma forse non è detta l’ultima parola ed a qualcuno viene la voglia. Il nostro amico (ma non troppo) Dawa Sherpa ha chiesto il permesso per 44 persone per salire il K2 ed il Broad Peak, trattasi di spedizione commerciale, con prezzo e modalità che ricalcano quelle sull’Everest pocanzi citate. Forse lì qualcuno lo si troverà, ma più avanti.

 

 

 

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3 Commenti

  1. Voi che siete esperti del Karakorum, ma spedizioni commerciali sul k2 hanno già avuto inizio, o queste di Dawa sono le prime?
    Sono spedizioni che prevedono alpinisti di un certo calibro, spero, non penso che si portino “zavorre bombolettate” come sull’Everest, sarebbe annunciare tragedie fin troppo scontate.
    Grazie.

    1. No, nessuna spedizione è ancora partita. Si purtroppo. Da qualche anno , non solo Dawa organizza spedizioni commerciali ma anche agenzie svizzere, europee e americane.
      Si maledizione, basta ricordare la catastrofe che coinvolse il mitico Confortola nel 2008, molte di quelle spedizioni erano commerciali, che magari aggregano anche alpinisti molto bravi, ma non solo e l’ossigeno , le corde , i servizi d’alta quota ormai sono una consuetudine. Certo il K2 si difende con qualche maggiore complessità tecnica, ma l’elenco dei prenotati ( 44 da Dawa) di quest’anno la dice lunga sulla sorte che gli toccherà : l’everestizzazione.

      1. Grazie Mille per la risposta, l’argomento mi interessa molto, sarebbe bello poter fare due chiacchiere con Lei su questi mondi meravigliosi.
        Buon Lavoro

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